Federica Guidi è il ministro dello Sviluppo Economico del Governo Renzi. Cresciuta nell’impresa di famiglia, vicepresidente di Confindustria dovrà affrontare 160 tavoli di crisi
Federica Guidi è il nuovo ministro dello Sviluppo Economico. La terza “poltrona che scotta” è stata affidata ad una donna. Giovane, di successo e determinata, sarà lei che occuperà il terzo ministero chiave nel Governo Renzi. Insieme a Padoan e Poletti proverà a scrivere una nuova pagina nella storia del nostro paese. Una pagina speriamo finalmente positiva, dopo 6 anni di crisi.
In via Molise dunque, da lunedì si respirerà un’aria nuova. Dopo le polemiche seguite al trattamento della vicenda Electrolux da parte dell’ex ministro Zanonato, è ora di ricominciare.
Sul tavolo ci sono molte questioni importanti e la Guidi da imprenditrice esperta proverà ad affrontarle utilizzando la propria esperienza.
Federica Guidi: chi è?
Classe ’69, “figlia d’arte”, il padre è Guidalberto Guidi ex vicepresidente di Confindustria, proprietario di Ducati energia e liquidatore di altre 31 aziende, Federica Guidi si è “fatta le ossa” nell’azienda di famiglia, di cui è amministratore delegato.
Nel 2008 inizia la sua ascesa in Confindustria diventando presidente dei giovani imprenditori, poi qualche anno più tardi è arrivata la vicepresidenza dell’associazione madre, con la quale ovviamente condivide politiche e battaglie, compresa la particolare allergia nei confronti dell’articolo 18.
Federica Guidi: cosa dobbiamo aspettarci?
"È una sfida bellissima. Proverò a portare in Consiglio dei Ministri, in questo mio nuovo ruolo, la conoscenza che ho maturato nel mio mestiere, partirò da quello che ho fatto fino ad ora".
Queste le parole del ministro subito dopo la nomina.
Poco tempo fa si disse che Silvio Berlusconi volesse provare a puntare su di lei come personaggio chiave per la rinascita di Forza Italia, ma Federica Guidi rifiutò l’invito di entrare in politica.
Adesso, da ministro dello Sviluppo Economico si troverà a gestire una situazione non facile: 160 tavoli sulle crisi aziendali; la “patata bollente” Electrolux, la chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, il problema relativo alle frequenze tv del digitale, la riforma dell’RC auto, lo scorporo della rete Telecom.
Questioni di primaria importanza cui si aggiunge anche lo sviluppo dell’agenda digitale. Per non parlare del settore energia e delle liberalizzazioni. Insomma, il lavoro non le mancherà di certo.
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