La Grecia non rimborserà nessuna rata al Fmi

Felice Di Maro

25 Maggio 2015 - 19:00

l ministro dell’Interno greco, Nikos Voutsis, è stato chiaro. Ora la Grecia uscirà dall’euro o sarà default?

La Grecia non rimborserà nessuna rata al Fmi

Il ministro dell’Interno greco, Nikos Voutsis, ha dichiarato che non rimborserà nessuna delle quattro rate per un valore complessivo di un miliardo e 600 milioni del prestito ricevuto dal Fondo monetario internazionale in scadenza a giugno.

Chiaramente si ipotizza una probabile uscita dall’euro della Grecia perché non c’è la possibilità di pagare.

I trattati europei non prevedono la possibilità di uscire dall’Eurozona però l’articolo 50 del Trattato di Lisbona prevede l’uscita concordata dall’Unione europea. In pratica non si può lasciare l’Eurozona senza uscire dall’Ue. A quanto pare però uno Stato membro può chiedere di abbandonare l’euro senza uscire dall’Unione europea anche se non esistono modalità dichiarate per lasciare l’Eurozona.

La Grecia ha la possibilità di uscire dall’Unione europea e di abbandonare l’euro, tornando alla moneta nazionale. Il tema non è semplice e vari sono gli scenari ma se non ci sarà un accordo tra la ex Troika e la Grecia che sblocchi la famosa trance di 7,2 miliardi di euro, che già doveva essere data per accordi precedenti, il default sembra che possa essere difficilmente evitato.

La Grecia potrà riattivare la dracma?

Sia chiaro. Al di là di come esce dall’Ue e dall’euro la moneta e qualunque sarà si stima che avrà una svalutazione non meno del 40% e non oltre il 55% almeno nel primo anno o comunque per un periodo che obiettivamente dovrebbe essere non lungo e in funzione di un livello di crescita che obiettivamente potrebbe essere graduale e dipenderà anche dai flussi monetari a livello internazionale.

Atene uscirebbe anche dal mercato unico europeo?
Nuove relazioni commerciali con il resto del mondo dovrebbe attivarle, diversamente rischierebbe di essere isolata anche se il turismo dovrebbe giovare un ruolo di garanzia. Naturalmente non è un Paese che ha materie prime e dovrà fare per forza nuovi accordi o comunque rimodulare quelli che ha che andranno riconvertiti con la nuova moneta. Il nuovo corso sulla sua economia e sui livelli di vita della popolazione saranno comunque potrebbero essere molto duri. L’inflazione potrebbe salire rapidamente mentre il potere d’acquisto dei stipendi, salari e pensioni potrebbe ancora diminuire e avere ulteriori processi di povertà.

Si tenga conto che il suo Pil pesa solo per il 3% in quello dell’Ue, ma in caso di uscita dall’euro o anche di default, l’effetto sui mercati finanziari e non, potrebbe attivare processi di contagio anche se limitati ma potrebbero far aumentare la sfiducia e mettere in difficoltà tutta la zona euro in particolare la Spagna, l’Italia ma anche Francia e Germania.

Il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, ha dichiarato:

Un’uscita della Grecia dall’euro sarebbe catastrofica e sarebbe l’inizio della fine per il processo della moneta unica.

Com’è noto anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha detto:

Se la Grecia esce dall’euro sono possibili shock anche per noi. Il contagio a breve termine non mi preoccupa perché ci sono gli interventi in corso della Bce e il Quantitative easing è uno scudo che funziona. La situazione italiana è molto più solida rispetto a due-tre anni fa. Il vero problema è nel medio periodo. Se ci fosse una Grexit, se Atene abbandonasse l’euro, l’Unione monetaria diventerebbe un animale diverso. Un insieme da cui si può uscire non sarebbe più irreversibile. E questo, nel medio periodo aggiunge una possibilità a quelle che esistono attualmente. Questo cambierebbe i prezzi, laddove ci fossero tensioni. Se entriamo in un contesto nel quale c’è una possibilità in più, quella dell’uscita dall’euro, il sistema diventa in generale più fragile e meno capace di assorbire gli shock.

Il termine ampiamente usato per definire questo tipo di scenario è “Grexit” ma potrebbe rappresentare che siamo alla fine di un periodo che l’euro non è più solo un’unione di cambi fissi tra i Paesi membri ma qualcosa di dinamico nel sistema delle monete europee.
Ci sarà una conseguenza sullo spread tra Btp e Bund?
Attualmente com’è noto siamo intorno a quota 120-130 punti e potrebbe innalzarsi anche a 300 o oltre. Dipenderà dalle politiche monetarie della Bce. Il rendimento dei Btp, che ora è sotto il 2% potrebbe far lievitare i costi di finanziamento del nostro Paese e frenare la ripresa economica facendo salire ancora il nostro debito pubblico. La borsa potrebbe viaggiare in territorio negativo almeno per i titoli bancari che sembrano i più sensibili.

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