Alexis Tsipras è stato oggetto di una delle campagne politiche e mediatiche più feroci degli ultimi anni. L’Europa non lo voleva, ma lui ha trionfato. Un voto che va ben oltre i confini greci e che simboleggia la sconfitta di un assetto che non funziona più
Da mesi e mesi viene dipinto come se fosse il demonio. Una campagna politica e mediatica di così ampia portata è difficile da ricordare nel recente passato. In tutta Europa il nuovo Primo Ministro della Grecia Alexis Tsipras è stato descritto come il "male dei mali", l’uomo che, da solo, avrebbe potuto distruggere l’assetto politico-economico del continente. Una sorta di Lucifero in giacca (la cravatta non la usa perché è "un anarchico"), che con il suo sorriso furbo e la sua ribellione giovanile sta facendo tremare i vertici della UE come neanche la peggiore delle pestilenze avrebbe potuto fare.
Nel corso degli anni i "capi dell’Eurozona" hanno sempre ribadito la loro volontà di rimanere fuori dalle dinamiche interne dei singoli Paesi, a quanto pare però, con Alexis Tsipras hanno deciso di fare un’eccezione. Sulle elezioni greche sono intervenuti praticamente tutti: Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Governatori e rappresentati politici di altri Stati Membri, illustri economisti, ecc. ecc. Lo scopo era solo uno: sventare la vittoria di Syriza alle elezioni. Per farlo è stata messa in atto una delle campagne mediatiche più forti degli ultimi anni. Illustri giornalisti di tutto il mondo, che sulle pagine dei più quotati giornali internazionali, ci hanno spiegato quali sarebbero stati gli effetti (negativi ovviamente) nella vittoria di Tsipras, i rischi per l’Europa, per la Grecia, per i vari Paesi creditori, per tutti noi. Nessuno che abbia cercato di capire perché in pochissimo tempo un piccolo partito si sia trasformato nella prima forza politica del Paese, nessuno che abbia fatto un’analisi sul fatto che forse "le colpe" sono da distribuire in maniera un po’ più equa, nessuno che abbia provato a vedere il successo del nuovo premier ellenico come una possibilità, un’opportunità di cambiare quelle norme che hanno dimostrato di non funzionare.
Parole che hanno avuto come effetto (e c’era da aspettarselo tra l’altro) quello di ampliare la fama del nuovo Primo Ministro greco e di farlo divenire il paladino del popolo, di coloro che non ce la fanno più a versare tasse su tasse, a piegarsi a politiche imposte "da fuori", a rispettare regole che non garantiscono alcun miglioramento effettivo, a farsi governare da equilibri politico-economici che poco hanno a che fare con i problemi della vita reale, con una crisi che in Grecia (e non solo) ha ridotto i cittadini alla fame.
Le critiche sono diventate la forza di Alexis Tsipras e del suo programma che parla di rinegoziazione del debito, di stipendi più alti, di tasse più basse, di sanità gratuita. Perché quello che forse a Bruxelles, a Berlino, a Francoforte non hanno capito è che ai cittadini frega poco del debito pubblico se per ripagarlo non hanno i soldi per mangiare.
Il risultato della campagna contro Tsipras è stato quello di fargli ottenere se non una maggioranza assoluta, una maggioranza forte, lampante, con basi solide. I giudizi negativi si sono trasformati in voti a favore, i ricatti europei in una scelta di ribellione contro la Troika e contro un assetto economico che tenta di tenersi a galla boccheggiando.
La verità è che il sogno europeista era bello, forse utopico, ma ha dimostrato di non funzionare. Dell’Unione politico-economico-monetaria è rimasta solo l’ultima parola e non funziona neanche tanto bene. L’elezione di Tsipras, la sua fama, il sostegno che riceve oltre i confini greci nonostante tutti i tentativi di affossarlo, simboleggiano esattamente questo. Quello che i cittadini stanno cercando di dire è che quest’Europa non funziona e invece di arroccarsi dietro critiche feroci nei confronti di un uomo che ha il coraggio di dirlo, forse si dovrebbe procedere a modificare un po’ le cose.
Il significato della vittoria di Alexis Tsipras va ben oltre i confini greci. Il suo successo è soprattutto la sconfitta di Bruxelles, di Francoforte, di Berlino. Come scrive oggi Enrico Mentana:
Non puoi umiliare il paese e poi sperare che ti dica grazie. Non puoi appoggiare le forze che l’hanno rovinato e pensare che gli elettori le votino. Non puoi imporre la Troika e poi stupirti se trionfa Tsipras. Tre lezioni al prezzo di una per i professori dell’Unione
Alle elezioni europee di ieri, forse non ha vinto Tsipras, forse ha semplicemente perso l’assetto imposto dall’Unione Europea.
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