La nuova imposizione sulla Grecia sarebbe una rimodulazione dell’IVA che svantaggerebbe i consumi di beni essenziali e quindi di nuovo i più svantaggiati.
Secondo l’edizione online del quotidiano Kathimerini fonti della Commissione europea hanno riferito che è allo studio da parte di Atene l’introduzione entro la seconda metà dell’anno di un’aliquota Iva fissa del 18% per tutti i servizi e i prodotti di base, ad eccezione dei medicinali, ma il governo greco ha smentito facendo notare che i negoziati sono ancora in corso.
Se Atene ed i suoi creditori raggiungessero un accordo sull’applicazione di un’aliquota IVA fissa, il risultato per le casse dello Stato ellenico potrebbe in teoria essere positivo, ma ciò creerebbe un onere supplementare per le famiglie greche in quanto tutti i beni di prima necessità diventerebbero più costosi ad eccezione dei farmaci.
Nel caso che un piano similare venisse applicato ci sarebbe una riduzione di 5 punti percentuali sull’aliquota Iva del 23% imposta su molti prodotti e servizi e un aumento del 5% sui prezzi delle materie prime come alimentari, energia elettrica, ristorazione. Possiamo dire che per le famiglie la spesa per beni di prima necessità come quelli alimentari aumenterebbe e il potere di acquisti di salari, stipendi e pensioni diminuirebbe ancora. In pratica verrebbe anche abolito quel trattamento sinora accordato alle isole dell’Egeo dello sconto del 30% sulle aliquote Iva che era stato inizialmente introdotto per compensare gli alti costi del trasporto delle merci sulle isole.
I media hanno diffuso dichiarazioni di vari esperti che non è detto che un adeguamento dell’Iva debba necessariamente produrre un aumento delle entrate pubbliche bensì una tale iniziativa se messa in pratica potrebbe in effetti portare ad un aumento dell’evasione fiscale. Al riguardo Varoufakis si è sempre dichiarato contrario.
Si ricorda che molto duri con Varoufakis sono stati sia il commissario dell’Unione europea agli affari economici, Pierre Moscovici e Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo. Si sono irritati per il suo rifiuto di fare riforme ritenute prioritarie. Le richieste in questione erano la riforma del mercato del lavoro, la riforma delle pensioni, l’introduzione di nuove imposte sui consumi e la rimozione della moratoria sulla confisca della prima casa a chi non riesce a pagare il mutuo.
Varoufakis in una recente intervista all’Huffington Post aveva dichiarato che, posto di fronte alla scelta se pagare i salari e le pensioni oppure liquidare i creditori, ha privilegiato i primi, anticipando di fatto l’impasse di Riga.
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