Il Premier, prima di insediarsi ufficialmente, deve affrontare cinque problemi ostici. Riuscirà a risolverli in tempo?
Le intenzioni di Matteo Renzi erano chiare. Stamattina avrebbe voluto recarsi al Quirinale, accettare l’incarico conferitogli dal Presidente della Repubblica senza alcuna riserva e iniziare immediatamente il proprio lavoro di Premier.
Ma le polemiche scatenatesi negli ultimi giorni gli hanno fatto scegliere la strada più sicura. La sua presidenza si apre infatti in salita. Il segretario del Partito Democratico ha infatti molti problemi da risolvere, cinque dei quali necessitano una soluzione imminente.
Il programma annunciato oggi durante il suo discorso post-incarico è infatti molto ambizioso: riforma costituzionale e legge elettorale entro febbraio, questione lavoro a marzo, riforma della Pubblica Amministrazione ad aprile e Fisco a maggio. Per metterlo in atto però, il Presidente del Consiglio deve prima superare cinque ostacoli molto impervi. Vediamo quali sono.
1) I Ministri. Il primo ostacolo è rappresentato dalla nomina dei ministri che comporranno il Governo. Per metterli insieme, Renzi ha a disposizione solo 2 giorni, poi tutto dovrà essere chiaro. La sua volontà sarebbe quella di formare un Esecutivo composto da 16 ministri, ma per metterla in pratica deve districarsi con le pretese dei vari partiti. Il Nuovo Centrodestra di Alfano, per fare un solo esempio, vorrebbe per sé ben tre ministeri.
Nei ministeri più importanti inoltre, il Premier vorrebbe piazzare personalità di fiducia (Delrio e Franceschini su tutti), ma alcuni nomi importanti hanno già declinato il suo invito: lo scrittore Alessandro Baricco, il patron di Eataly Oscar Farinetti e l’AD di Luxottica Andrea Guerra.
In 48ore però la squadra dovrà essere pronta.
2) Il ministero della Giustizia: tra i “posti” da assegnare, uno dei più delicati è proprio quello del “capo della Giustizia”. Il primo nome in lizza sarebbe quello di Michele Vietti, ben visto dall’ex Presidente Silvio Berlusconi, che sulla questione appare “parecchio sensibile”. Altro candidato possibile è Livia Pomodoro, attuale presidente del Tribunale di Milano. Due “tecnici” insomma ai quali si affiancano altre due possibilità: Mario Barbuto, presidente della Corte d’Appello di Torino, e Alberto Proto Pisani, professore di procedura civile a Firenze.
3) I dissidi interni al partito: la decisione di far cadere il Governo Letta e puntare su Matteo Renzi non è stata indolore per il Partito Democratico. I dissidi interni, già presenti in precedenza, si sono acuiti e alcuni, come Pippo Civati, hanno affermato apertamente di non aver gradito la scelta presa da vertici.
Matteo Renzi fra pochi giorni dovrà presentarsi in Parlamento per ottenere la fiducia. Se alla Camera non dovrebbero esserci sorprese, il Senato potrebbe essere un terreno impervio, soprattutto in virtù del fatto che alcuni rappresentanti del PD hanno manifestato la possibilità di non votare. In Senato i parlamentari indecisi sarebbero ben sei: Felice Casson, Corradino Mineo, Sergio Del Giudice, Donatella Albano, Lucrezia Ricchiuti e Walter Tocci.
Spetta dunque a Renzi rincompattare il proprio partito per ottenere una maggioranza compatta.
4) La Lotta Alfano – Berlusconi: i litigi tra Silvio Berlusconi potrebbero creare non pochi problemi al Presidente del Consiglio. Il Nuovo Centrodestra, a meno di colpi di scena dell’ultimo minuto, dovrebbe far parte della maggioranza, mentre Forza Italia sarà all’opposizione, ma dovrebbe comunque rappresentare un partner fondamentale per l’Esecutivo.
Se fino a ieri i due leader del centrodestra sembrano essere alleati leali, nelle ultime 24 ore sembra essersi scatenata una lotta senza quartiere e Matteo Renzi rischi di essere la vittima sacrificale delle liti interne alla coalizione rivale. Insomma al Premier toccherà il compito di mediare tra le intemperanze dei due e sperare che entrambi non cambino idea sulle questioni discusse in questo periodo.
5) La fretta: Renzi deve agire velocemente. Il Premier sa di essere un sorvegliato speciale, sia dei partiti che dei cittadini scontenti non aver potuto scegliere ancora una volta il proprio Governo.
Prima riuscirà a formare la sua squadra, prima riuscirà a ottenere la fiducia e prima potrà mettere in atto quelle misure concrete di cui parla da mesi.
Attualmente cinque decreti sono in scadenza, compreso quello sul finanziamento pubblico ai partiti. L’appuntamento con la riforma elettorale poi si avvicina.
Riuscirà Renzi a stupire tutti e a mettere in pratica le sue promesse? Staremo a vedere.
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