Puntuale come un orologio, all’indomani della presentazione del programma di governo messo a punto dal governo e presentato da Renzi, arriva il monito dell’Europa. Renzi illustra le coperture per i provvedimenti pensati dal governo per rilanciare l’occupazione e la domanda interna del paese, tra queste: la spending review di Cottarelli, i minori interessi sul debito grazie all’abbassamento dello spread e lo spazio tra il 2,6% del rapporto deficit-pil e il tetto del 3%.
Alla conferenza stampa di Renzi, risponde all’indomani la Bce che, pubblicato il report di marzo, accusa: "l’Italia non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomandazione della Commissione Ue" di far scendere il deficit, rimasto al 3% nel 2013, contro il 2,6% raccomandato dall’Europa". Ma a Angela Merkel, Renzi piace e l’Europa concede al premier il beneficio del dubbio, invitandolo comunque a passare dalle parole ai fatti, al più presto possibile.
Renzi risponde infastidito: "rispetterò gli impegni, ma l’Ue deve cambiare". Intanto scoppia il caso politico intorno al tema delle pensioni. Cottarelli parla di un prelievo sulle pensioni sopra un certo tetto, ma Renzi smentisce il suo commissario per la revisione della spesa e assicura che nessuno toccherà le pensioni.
Renzi e le coperture
Il menù del governo Renzi ha molti ingredienti interessanti e che a suo dire, saranno utili per far ripartire il paese. Tagli al cuneo fiscale, per mettere "soldi in tasca agli italiani", piano casa, ristrutturazione delle scuole, piani per il dissesto idrogeologico, pagamento entro luglio dei debiti della Pa.
Per fare tutto questo sono necessari 10 miliardi di euro che Renzi assicura di aver già praticamente in tasca. Tagli dei costi della politica, a partire dal superamento del Senato elettivo, vendita on line di 100 auto blu, 500 milioni dalla riduzione degli stipendi dei manager pubblici che guadagnano più del Presidente della Repubblica, 2,5 miliardi dall’innalzamento delle rendite finanziarie, bot esclusi. A questo si aggiunge il lavoro fondamentale di Cottarelli, il commissario per i tagli alla spesa che dovrà "far stringere la cinghia allo Stato" per 7 miliardi di euro.
Tra le coperture Renzi inserisce anche lo scarto dello 0,4% tra il 2,6% del rapporto deficit-pil dell’Italia e il tetto massimo del 3%. Ogni 0,1% spiega Renzi, vale 1,6 miliardi di euro. Mantenendo il limite del 3%, che Renzi assicura di non voler sforare, l’esecutivo ha un margine di 6,4 miliardi di euro. All’indomani però arriva subito il monito dalla Bce che, nella nota di marzo scrive: "in Italia il disavanzo delle amministrazioni pubbliche é rimasto al 3% del Pil nel 2013, valore invariato rispetto all’anno precedente e lievemente superiore all’obiettivo del 2,9 per cento del Pil fissato nell’aggiornamento del programma di stabilità del 2013".
Il richiamo della Bce è "condivisibile - dice Renzi - ma il documento è di dieci giorni fa". È una valutazione condivisa anche dal ministero dell’Economia, che avvierà presto un confronto con Draghi per illustrare la strategia dell’Italia nel medio periodo
Renzi e l’Ue
Anche l’Unione europea interviene nel dibattito all’indomani della presentazione del piano di governo. Ma l’Ue non si sbilancia e si pone in equilibrio tra gli apprezzamenti per le riforme proposte da Renzi e le preoccupazioni circa i vincoli di bilancio. E ricorda all’Italia che "i vincoli europei vanno rispettati".
Ma Renzi non ci sta a farsi bacchettare dell’Ue e risponde "rispetteremo tutti gli impegni. Conti in ordine non per Ue ma per i nostri figli". E passa all’attacco, ricordando l’aumento dei malumori nei confronti dell’Ue: "dobbiamo fare in modo che l’Europa sia l’Europa dei popoli e dei cittadini e non solo dei vincoli. L’Europa ha più bisogno dell’Italia di quanto l’Italia ha bisogno dell’Europa".
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