Premier e Ministro dell’Economia al lavoro sul Def: il taglio dell’Irap parte in sordina e rimane la preoccupazione per il debito pubblico
Fine settimana di lavoro per il premier Matteo Renzi e per il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, a stretto contatto telefonico, si sono concentrati in questi giorni sul Def, il Documento di Economia e Finanza, che dovrebbe essere presentato domani.
L’obiettivo dichiarato già da tempo è quello di tagliare la spesa pubblica, per una cifra che al momento si aggira intorno ai 6,6 miliardi di euro per riuscire così a mantenere le promesse da campagna elettorale che sono servite a nobilitare Matteo Renzi nel momento della sua ascesa al Governo. In particolare il primo obiettivo da raggiungere sarà la riduzione dell’Irpef, la tassa sulle persone fisiche, che dovrebbe servire a rimpinguare la busta paga del ceto medio italiano, consentendo così una ripresa dei consumi.
L’altra misura allo studio del premier e del titolare di Via XX Settembre, fermi restando i vincoli sul deficit italiano che non potrà comunque essere soggetto a una maggiore flessibilità, è la riduzione sull’Irap, la tanto vituperata tassa sulle imprese che però non subirà un taglio del 10% come era stato annunciato ma, per ora solo del 5%. Ciò perché il prelievo sulle rendite finanziarie sarà in vigore dal 1 Luglio 2014 e, pertanto, consentirà di coprire solo la metà del taglio della riduzione d’imposta che andrà a pieno regime solo dal 2015.
La giornata di oggi servirà anche per affinare i dati e le stime, anche in base ai rapporti dell’Istat relativi al quarto trimestre del 2013, che si attendono sempre per la giornata di oggi. Si tratta dei rapporti relativi al deficit e alla crescita, come anche quelli sulle entrate fiscali. Relativamente a quest’ultimo punto c’è grande attesa, in particolare per l’IVA, il cui andamento farebbe presupporre una ripresa dei consumi in grado di dare respiro all’economia italiana.
Le preoccupazioni più grosse del Governo sono, invece, relative al debito pubblico e al relativo quadro di rientro. Proprio sul debito pubblico andrebbero infatti a scaricarsi gli effetti dei rimborsi della Pubblica Amministrazione che saldando i suoi debiti nei confronti di privati e imprese, concorrerebbe a un aumento del debito pubblico che, in una prospettiva più generale, andrebbe a rallentare il piano di rientro e di riduzione che si stanno mettendo a per i prossimi 18 mesi.
Per ora comunque, l’attenzione è puntata al Def che conterrà anche gli impegni che il governo attuerà la prossima settimana con il decreto taglia-tasse. Un ulteriore fronte, strettamente collegato a quello delle tasse, sono le razionalizzazioni della pubblica amministrazione. Dopo il CNEL l’attenzione è ancora puntata sugli enti inutili. L’ipotesi di una cancellazione delle Camere di Commercio ha fatto sobbalzare Unioncamere che ha sottolineato come per lo Stato non ci sarebbero benefici dal momento che le Camere di Commercio sono sovvenzionate da contributi delle imprese.
Se sembra definitivamente tramontata l’ipotesi di una riduzione di 2,5 miliardi sulla Sanità, certamente, invece, saranno applicati tagli selettivi agli stipendi dei dirigenti pubblici, per cui verrà fissato un tetto massimo dello stipendio in base ai diversi livelli di inquadramento: 270 mila euro - come il presidente della Repubblica - per Ad e Presidenti di partecipate pubbliche; più bassi per gli altri: 190 mila per i capi dipartimento, 120 per i dirigenti di prima fascia, 80 mila per quelli di seconda.
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