Governo: abolizione IMU, riforma del lavoro e reddito minimo. Mancano i soldi. Letta dove li troverà?

Vittoria Patanè

30 Aprile 2013 - 14:33

Governo: abolizione IMU, riforma del lavoro e reddito minimo. Mancano i soldi. Letta dove li troverà?

Il Governo si è messo a lavoro e a poco più di 24 ore dalla fiducia cominciano già i primi problemi per Enrico Letta.

Berlusconi ha posto un out-out: senza l’abolizione dell’IMU ritirerà il sostegno al nuovo esecutivo. Ma è davvero possibile eliminare la tassazione sulla prima casa senza mandare in rosso le casse dello Stato?

I 14 punti presentati ieri dal Presidente del Consiglio in carica potrebbero costare cari e diciamoci la verità, l’Italia oggi non ha le risorse necessarie per metterli tutti in pratica.

In particolare, Enrico Letta si troverà di fronte ad una scelta spinosa: abolire l’IMU o tagliare i costi del lavoro. Due punti importantissimi che potrebbero modificare la vita degli italiani, dando loro una possibilità concreta di vivere meglio. Ma, attuarli entrambi sarà quasi impossibile. Perché? Semplice, perché non ci sono i soldi. Le riforme previste dal Governo costano 19 miliardi e ci si chiede oggi, dove Enrico Letta troverà le risorse per metterle in atto.

Lavoro

Su questo punto sono tutti d’accordo: ridurre il costo del lavoro è una priorità. Gli incentivi dovuti per le nuove assunzioni costano oggi sei miliardi. Se un qualsiasi imprenditore volesse convertire un contratto di collaborazione in un contratto a tempo determinato o indeterminato potrebbe essere dissuaso a farlo dalle alte spese che dovrebbe sobbarcarsi. I costi del lavoro devono essere abbassati.

Per farlo il nuovo Governo rischia però di compromettere in modo cospicuo il lavoro iniziato dall’ex Ministro Fornero. L’attuale riforma infatti si basa su due capisaldi: la stretta sui contratti precari parasubordinati in cambio delle nuove regole sull’articolo 18. La cancellazione delle nuove regole sui Co.co.co potrebbe comportare un totale stravolgimento dei compromessi messi in atto sull’articolo 18. E questo a poco più di un anno dall’attuazione della riforma.

Servono nuovi incentivi, ma a che serve fare una riforma (dispendiosa e corposa) se poi è necessario mandarla in pensione l’anno dopo?

IMU

La cancellazione della tassa sulla prima casa è sicuramente il tema più dibattuto degli ultimi tempi.

Per ora l’esecutivo Letta sembra aver scelto la strada del compromesso: sospensione della rata di giugno e alleggerimento di quelle successive. Berlusconi però pretende di abolire completamente l’IMU, cosa che costerebbe allo Stato circa 4 miliardi di euro. Il proposito del Cavaliere è senza dubbio ben visto da tutti i cittadini, ma, c’è un problema: l’Italia non ha soldi e non può permettersi di perdere il gettito proveniente dall’imposta diretta sulla casa.

Letta per adesso prende tempo, probabilmente per cercare un modo per modificare il regime di tassazione, evitando che pesi troppo sui cittadini. Diciamoci la verità quest’anno l’IMU ha dissanguato non pochi italiani che si aspettano quindi, un cambiamento e magari una restituzione della parte eccedente.

Lo fece Romano Prodi nel 1997. I cittadini pagarono una tassa per l’Europa e il Governo la restituì 2 anni dopo. Forse questa potrebbe essere la soluzione più giusta per Enrico Letta, che gli permetterebbe, da un lato di ripensare i meccanismi di tassazione sulla prima casa (senza abolirla del tutto, scelta che ad oggi appare alquanto improbabile a prescindere da Berlusconi), dall’altro di “rimediare ai torti” commessi in passato.

Reddito minimo

Il reddito minimo per i bisognosi è una bella iniziativa, ma presenta due difficoltà oggettive: la prima riguarda il numero degli aventi diritto che sta crescendo sempre di più e quindi lo strumento rischia di diventare troppo costoso (da 6 a 9 miliardi). Il secondo problema è invece prettamente politico: il PDL non è d’accordo sul reddito minimo, cosa che,potrebbe compromettere il futuro dello strumento di assistenza.

Insomma Enrico Letta avrà non poche gatte da pelare in questi giorni, senza tener conto del fatto, che dovrà vedersela anche con l’UE. I vertici europei stanno col “fucile puntato” per vedere come i politici italiani cercano di risolvere l’attuale crisi, ma senza dubbio non se ne staranno in silenzio a guardare.

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