Il 22 Ottobre il Ministro Elsa Fornero ha pronunciato una frase che ha causato scalpore, proteste, rabbia e che tutt’ora è fonte di lamentele e critiche che stanno invadendo il web:
“I giovani escono dalla scuola e devono trovare un’occupazione. Devono anche non essere troppo choosy, come dicono gli inglesi. Cioè, io dicevo sempre ai miei studenti: - Prenda la prima, poi da dentro lei si guarda intorno. - Però bisogna entrare nel mercato del lavoro, subito!”.
Questa affermazione rientra in una serie di attacchi ai giovani degli anni della crisi che ultimamente si sono sentiti definire una generazione di "Bamboccioni", "choosy", "sfigati".
NOI NON SIAMO CHOOSY!
L’affermazione fatta dal ministro Fornero ha innescato una serie di lamentele e proteste che stanno invadendo il web.
Un esempio di questo fenomeno è il blog nato in questi giorni e dedicato esclusivamente a questo argomento (http://choosysaraitu.tumblr.com/). In questo spazio i ragazzi raccontano le proprie storie, gli studi fatti, le esperienze lavorative e si difendono dall’accusa di essere choosy.
Certamente dai dati Istat relativi alla disoccupazione(http://www.istat.it/it/archivio/71606) si intuisce che per il lavoro in Italia non è un buon periodo: si scopre, infatti, che ad Agosto 2012 gli occupati erano in calo dello 0,3% (con 22.934 occupati) rispetto al mese precedente. Su base annua l’occupazione è calata sempre dello 0,3 %, il tasso di occupazione è pari al 56,9% ed il numero dei disoccupati è pari a 2.744.
In particolar modo, la percentuale di persone in cerca di lavoro nella fascia d’età 15-24 anni è del 9,8 % (593 mila persone) ed il tasso di disoccupazione è pari al 34,5%.
Questi dati non sono confortanti specialmente se poi, guadando alla vita quotidiana, uno studente o neolaureato in cerca di lavoro deve passare per un’infinità di stage e tirocini che a volte non sono retribuiti.
Insomma, i giovani tribolano per inserirsi nel mercato del lavoro, lavorano gratis per lunghi periodi e quando si tratta di ottenere un contratto, i dati sopra riportati parlano da soli.
I LAVORI CHE NESSUNO VUOLE FARE
Se, appunto, da una parte i dati Istat sull’occupazione parlano chiaro, d’altro canto, quanto detto dal ministro Fornero, non è poi così lontano dalla realtà: è noto, infatti, che con l’aumentare del benessere e del livello d’istruzione, si tende a mirare a posizioni considerate più idonee al profilo professionale raggiunto con tanti anni di studio.
Si crea così una situazione per cui tutti mirano agli stessi sbocchi professionali mentre, contemporaneamente, vengono abbandonati i vecchi mestieri, in particolar modo quelli manuali.
Tra i lavori che nessuno sembra voler fare ci sono i saldatori, i cuochi, gli infermieri, i falegnami, i fabbri, ma anche ingegneri e commercialisti.
Per parlare di numeri, dall’annuale classifica del 2011 redatta dal rapporto Excelsior di Unioncamere-Ministero del Lavoro, sono 100 mila gli annunci di lavoro a cui nessuno risponde.
Sono almeno 25 le categorie professionali di cui necessitano le Piccole Medie Imprese tra cui 1.530 operai addetti ai macchinari, 960 alle macchine movimento terra, 810 operai tessili e dell’abbigliamento, 3.330 riparatori di impianti, 1.820 fabbri, 7.460 operai edili specializzati, 2460 saldatori e carpentieri, 1.840 tecnici ingegneri, 1.100 chimici e fisici, 880 tecnici matematici, 820 falegnami, 500 ingegneri (fonte La Stampa del 05/05/2012).
Da questi dati emerge, quindi, una situazione in cui non ci troviamo più in un momento di benessere tale da permettere ai ragazzi di scegliere in base ai propri desideri.
Avere obiettivi ed aspirazioni non significa essere choosy, tutti hanno il diritto di cercare di realizzarsi, poi c’è la realtà del lavoro e quanto il mercato è in grado di offrire. Non basta di certo una parola per descrivere quanto sta avvenendo in Italia in questi anni.
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