Forex: la fine del trading Ro-Ro? Banche centrali ed effetti collaterali

Federica Agostini

19 Febbraio 2013 - 17:00

Forex: la fine del trading Ro-Ro? Banche centrali ed effetti collaterali

Gli effetti collaterali sono inevitabili. Spesso capita nell’industria farmaceutica, ma a volte questi effetti indesiderati possono essere delle grandi opportunità e portare a nuove scoperte. Che sia così anche per il mercato Forex?
La politica delle banche centrali potrebbe portare a conseguenze inaspettate, come l’abbandono del contesto Ro-Ro, e il mercato delle valute potrebbe tornare ad essere più interessante di quanto non sia stato negli ultimi periodi.

Banche centrali: nuove (e vecchie) tendenze

Nell’ultimo mese, all’incirca, c’è il grande sforzo delle banche centrali di stimolare la crescita, i banchieri hanno avviato una nuova fase di esperimenti creativi che potrebbero portare ad una maggiore volatilità dei mercati e ad inattese opportunità di investimento, specie nel Forex.

Prendiamo lo Yen, ad esempio. La Bank of Japan (BoJ) ha recentemente annunciato il target sull’inflazione al 2% sostenendo di voler portare avanti a tempo indefinito il programma di acquisto titoli, mirato a far riprendere l’economia. I trader forex ne hanno preso nota e "shortare lo yen" è diventata una pratica popolare che ha spinto la valuta nipponica al ribasso del 15% circa contro il Dollaro USA dallo scorso novembre; la caduta più importante degli ultimi vent’anni.

Bisognerà poi vedere se effettivamente la BoJ riesca a far brillare l’inflazione. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) in Giappone ha superato la soglia del 2% soltanto per due mesi negli ultimi 10 anni.

Ma la Bank of Japan non è l’unica banca centrale ad aver assunto un’andatura aggressiva con l’adozione di misure poco ortodosse. Infatti, le economie più grandi lottano con elevati tassi di disoccupazione e una crescita economica piuttosto deludente e le banche centrali continuano con gli esperimenti.

La Federal Reserve ha invertito una tradizione avviata negli anni 70 dal Paul Volcker quando ha stabilito che la riduzione del tasso di disoccupazione fosse il principale obiettivo della propria politica monetaria, piuttosto che l’inflazione.

Nel frattempo, il Brasile cerca di controllare l’inflazione e stimolare l’economia manipolando la propria valuta, il Real, piuttosto che decidere di alzare i tassi di interesse. Marc Carney, futuro governatore della Bank of England, ha recentemente espresso la propria intenzione di voler guardare ad un target sul PIL nominale.

Bianco e nero: domina la percezione del rischio

In sintesi, la politica monetaria si avvia dal "bianco e nero" verso il "technicolor" cercando di scuotere le valute da questo lungo periodo di stasi.

Nel mercato in bianco e nero, la volatilità è schiacciata. Con tassi di interesse praticamente identici ovunque, le aspettative sull’inflazione ben ancorate ai target e politiche monetarie sempre più simili nei paesi sviluppati, le fluttuazioni nei mercati valutari vengono guidate dalla percezione del rischio.

Il risultato di tanto parlare di guerra di valute è stato qualcosa di molto simile allo stallo.
La selezione delle valute offre opportunità limitate; scambiare l’Euro o il Dollaro Australiano è stato simile a comprare l’esposizione sul mercato azionario, mentre comprare Dollaro Statunitense era più simile all’andare "short" sulle azioni.

Technicolor: la svolta per il Forex?

Nel mercato a colori, invece, la volatilità è in aumento. Ora che il rischio sistemico di collasso dell’Eurozona e il "fiscal cliff" statunitense sono stati schivati, l’attenzione sembra essere tornata sui rischi locali, specifici delle valute.

Il risultato è che le valute non sono più ancorate al mercato azionistico. La correlazione tra USD e azioni è scesa in media del 74% tra il 2009 ed il 2012. Ora è al -26%. Allo stesso modo, l’Aussie (AUD) è sceso rispetto alle azioni dal 75% al 34%.

In altre parole, le valute non si muovono più di pari passo con i prezzi delgli asset, inoltre, le performance delle singole valute stanno progressivamente divergendo. La correlazione tra i cambi contenenti il Dollaro USA è scesa ai livelli più bassi degli ultimi 5 anni. Il risultato è stato un ritorno alla possibilità di scelta tra le valute.

Ma attenzione a Sterlina e mercati emergenti

Agli investitori potrebbero essere offerte diverse possibilità, ma due di queste meritano alcune considerazioni: la sterlina e le valute dei mercati emergenti.

La Sterlina ha perso circa il 5% contro l’Euro quest’anno, in parte per via delle aspettative riguardo alla politica con target sul PIL che potrebbe adottare il prossimo governatore della Bank of England, Marc Carney.

Tuttavia, in un recente commento, Carney ha assicurato gli investitori riguardo alla scarsa possibilità che la banca centrale abbandoni il proprio quadro flessibile nel target sull’inflazione. Questo potrebbe portare ad un aumento dei tassi di interesse sul breve termine e al rilancio della sterlina.

In un contesto in cui ritorna l’attenzione ai fondamentali, i mercati emergenti potrebbero allo stesso modo beneficiarne. Rispetto alle valute dei paesi sviluppati, quelle dei mercati emergenti offrono spread attraenti e grazie alla scarsa volatilità, congiunta col continuo apprezzamento, le valute delle economie emergenti possono diventare asset piuttosto ambiti.

La fine del trading Ro-Ro?

Infatti, se le valute vengono scambiate per i rispettivi meriti, piuttosto che per l’appetito al rischio, i livelli del debito e le prospettive di crescita dei paesi emergenti potrebbero mettere le valute esotiche sul "vento di poppa".

Il trading ro-ro (risk-on - risk-off) sta cominciando a diminuire e le politiche delle banche centrali sono sempre più divergenti. Il risultato finale per le economie rimane poco chiaro, ma una cosa è certa: il trading di valute sul mercato Forex sta tornando ad essere interessante.

Traduzione a cura di Federica Agostini Fonte: CNBC

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