La giornata di ieri ha visto la moneta unica perdere terreno sui mercati valutari, complici le prese di profitto giunte dopo il boom di metà settimana scorsa quando l’euro riuscì a mettere a segno guadagni rilevanti dopo l’annuncio del rinvio del tapering della FED. Il market mover di ieri per l’euro è stato il discorso di Mario Draghi, numero uno dell’Eurotower, che ha confermato l’intenzione di voler portare avanti una politica monetaria accomodante per ancora molto tempo. I tassi di interesse non saranno incrementati, anzi resteranno ai minimi storici (attualmente siamo allo 0,5%) o addirittura verranno abbassati ulteriormente.
Il banchiere italiano non ha chiuso le porte a una nuova LTRO, affermando che potrebbe essere utile fornire liquidità alle banche commerciali per stimolare il credito e l’economia. Draghi ha poi ricordato che tecnicamente l’area euro è uscita dalla recessione nel secondo trimestre del 2013 e il pil è cresciuto dello 0,3%. Questa debole ripresa dovrebbe essere confermata anche nel trimestre in corso, anche se il tasso di disoccupazione resterà su livelli record. Il governatore della BCE ha poi detto che è ancora troppo presto per parlare di un terzo piano di aiuti finanziari alla Grecia.
Stamattina sarà pubblicato l’indice IFO tedesco, ore 10. Gli analisti finanziari si aspettano un miglioramento a 108,4 punti dai 107,5 punti del mese precedente. Ieri, però, ha deluso le aspettative l’indice PMI tedesco, risultato in calo anche se sopra la fatidica soglia di 50 punti. Sul forex il tasso di cambio euro-dollaro è tornato sotto 1,35, dopo che giovedì scorso era salito sui massimi più alti degli ultimi 8 mesi a 1,3568. Secondo gli esperti il cambio tornerà a scalfire i massimi dell’anno di 1,3710. Nel breve periodo, però, potrebbe esserci un pullback fino a 1,3450 o anche fino a 1,34.
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