Il forte calo del pil degli Stati Uniti nel primo trimestre del 2014 (il peggiore da oltre 5 anni) ha fatto scattare vendite decise sul biglietto verde. EUR/USD sale a 1,3650
Ieri pomeriggio ha sorpreso non poco il crollo del pil degli Stati Uniti, che hanno così evidenziato il rallentamento della crescita economica più vistoso da inizio 2009, ovvero da quando si è conclusa la recessione che ha fatto seguito alla peggiore crisi finanziaria globale dai tempi della Grande Depressione degli anni Trenta del secolo scorso.
Secondo quanto comunicato dal Dipartimento del Commercio USA, la lettura definitiva del pil statunitense del primo trimestre dell’anno esibisce un preoccupante calo del 2,9%. Il risultato è decisamente peggiore della lettura precedente (-1%) e delle attese degli analisti finanziari, che si aspettavano una flessione del 2% circa. La prima stima era stata addirittura positiva, seppur appena dello 0,1%.
Bisogna ricordare che nell’ultimo trimestre dello scorso anno il pil americano era aumentato dello 0,4%, mentre nell’intero 2013 la crescita era stata del 2,2%. Molti economisti sottolineano che la frenata superiore alle aspettative del pil americano è dovuta anche a fattori contingenti, in particolare il rigidissimo inverno che ha rallentato le attività produttive.
In ogni caso vanno evidenziati anche gli errori previsionali del Dipartimento del Commercio, che ha rilasciato sempre stime decisamente discordanti durante le varie letture. Basti pensare che dalla prima alla terza lettura la revisione al ribasso del pil è stata del 3%, la più alta dal 1976. Determinante è stata la stima sbagliata sulla spesa per i consumi, che incide per oltre i due terzi del pil a stelle e strisce.
Questa voce ha evidenziato un miglioramento dell’1%, ma non del 3,1% stimato in precedenza. Pesante è stato anche il calo delle esportazioni, che hanno segnato una flessione dell’8,9% rispetto al calo del 6% prospettato in precedenza. In ogni caso la maggior parte degli analisti finanziari ritiene che nel secondo trimestre del 2014 ci sarà un robusto rimbalzo della crescita economica, che potrebbe anche superare l’asticella del 3%.
Sul forex il dollaro americano è finito ben presto nel mirino dei venditori, tanto che il cambio euro/dollaro è tornato in area 1,3650. Complice anche l’approccio dovish della FED, che ha allontanato la stretta sui tassi nel corso dell’ultimo meeting della scorsa ottava, il cambio potrebbe salire fino a 1,3670 o addirittura a 1,37, rendendo praticamente vano il maxi-piano di stimolo monetario annunciato a inizio mese dalla BCE per indebolire la moneta unica.
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