Il crollo dei prezzi del petrolio e il rallentamento dell’economia stanno provocando un robusto deprezzamento della valuta nordamericana (-7% in due mesi sul biglietto verde)
Negli ultimi due mesi il dollaro canadese è arrivato a perdere il 7% nei confronti del dollaro statunitense, andando anche ad aggiornare i minimi più bassi dalla metà del 2004. Il sell-off sulla valuta nordamericana viene spiegato come la diretta conseguenza della caduta delle quotazioni del petrolio sui mercati internazionali, scese sui bottom che non si vedevano dai tempi dell’ultima grande crisi finanziaria di fine 2008. La valuta di Ottawa è molto collegata all’andamento del greggio, tanto da rispettare quasi sempre una netta correlazione inversa.
Sul forex il tasso di cambio USD/CAD, il cosiddetto “Loonie” nel gergo dei trader impegnati nelle sale operative, si è spinto quasi fino a 1,38 prima dell’inizio del meeting della FED e continua a tenere nel mirino la soglia psicologica di 1,40. Dietro la debolezza del dollaro canadese, però, non si cela solo il tracollo dei prezzi del petrolio, bensì anche la frenata superiore alle attese dell’economia domestica che tra l’altro dovrà fare i conti con un disavanzo di bilancio probabilmente più alto di quanto prospettato nei mesi scorsi.
L’economia canadese resta fragile, alle prese con i prezzi delle materie prime in declino e il rischio di bassa inflazione prolungata nel tempo. La Bank of Canada, però, ha ritenuto opportuno evitare un ulteriore allentamento della politica monetaria, già di per sé accomodante ma forse non ancora abbastanza da stimolare maggiormente la crescita economica. I tassi di interesse centrali restano sempre fermi allo 0,5%, quando invece sarebbe forse stato opportuno un altro haircut di almeno 25 punti base. Tecnicamente il cambio USD/CAD dovrebbe continuare a muoversi verso l’alto e raggiungere entro fine anno quota 1,40.
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