Il tasso di cambio euro-dollaro continua la sua corsa al rialzo, che ormai si protrae con poche interruzioni da circa un mese. Dal supporto di area 1,31 toccati ad inizio settembre, il cambio ha messo a segno un rialzo del 3,8% superando anche quota 1,36. Stamattina è stato toccato il livello più alto dal 5 febbraio scorso a 1,3622. A questo punto i top dell’anno di 1,3710 sembrano a portata di mano, anche se la resistenza compresa tra 1,36 e 1,3650 non dovrebbe essere facile da superare. A favorire il boom dell’euro nei confronti del dollaro è la differente impostazione della politica monetaria delle rispettive banche centrali.
La FED ha rinviato il tapering, in quanto l’economia americana non cresce ancora a livelli soddisfacenti e il mercato del lavoro resta in una fase critica. La BCE ha dichiarato di voler tenere i tassi su livelli minimi e ha semplicemente aperto le porte alla possibilità di stimolare la debole economia dell’eurozona con una nuova LTRO. Insomma, la FED continua a iniettare liquidità al ritmo dei 85 miliardi di dollari creando pressioni al ribasso sul dollaro, mentre la BCE continua a ribadire di voler stimolare l’economia dell’area euro ma senza intervenire concretamente.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. L’euro macina guadagni su guadagni contro il biglietto verde, tanto che alcuni analisti finanziari ritengono che non sia così impossibile il raggiungimento del target di 1,40 dollari. Se Mario Draghi non interverrà al più presto sui mercati, annunciando magari una nuova LTRO, il boom dell’euro sul dollaro potrebbe continuare minacciando il già fragile export dei paesi europei.
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