Secondo i dati di un’analisi della Confesercenti sulle manovre di finanza pubblica messe in atto in Italia dalla fine del 2000, ci sono stati oltre 103 miliardi di aumenti netti d’imposta in dodici anni, appunto dal 2001 al 2012 che, facendo una media, ammontano a quasi 9 miliardi in più per ogni anno.
Crescita sempre più lontana
"La pressione fiscale è insostenibile e costituisce il maggior ostacolo alla crescita e, per questo, occorre una svolta profonda e rapida"; queste le parole della Confesercenti, in seguito ai risultati dell’analisi. Crescita sempre più lontana dunque alla luce delle recenti stime ufficiali (Nota di aggiornamento al Def) secondo cui nel 2012 la pressione fiscale toccherà il 44,7% (un aumento di 35 miliardi per gli italiani in un solo anno) e nel 2013 aumenterà ancora, arrivando a toccare il 45,3%, ossia 9 miliardi in più (380 euro per ciascuna famiglia italiana).
Questo record di pressione fiscale è in gran parte conseguenza della forte dinamica del gettito fiscale, con le sue varie manovre di finanza pubblica e a proposito Confesercenti dice, "dieci anni di manovre dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’accanimento fiscale insistere sul fisco ha prodotto un aumento gigantesco di gettito che ha impoverito pesantemente famiglie ed imprese" e aggiunge, "non è accettabile che nelle manovre il fisco abbia pesato per il 70%, mentre i tagli alla spesa pubblica solo per il 30%. Questo ci spinge a chiedere di sbarrare al più presto la strada che porta a nuove tasse, mentre va spalancata quella che conduce alla riduzione della spesa pubblica".
A confronto con i 27 paesi dell’Unione Europea il nostro paese si colloca al terzo posto, solo dopo Danimarca e Svezia e come ci spiega l’associazione delle piccole e medie imprese italiane, "Questo significa che se il nostro livello di prelievo fosse uguale a quello medio europeo, ogni famiglia italiana disporrebbe di un reddito aggiuntivo di 3.400 euro, ossia quasi 10 euro al giorno".
Le modifiche più urgenti
Secondo Confesercenti le modifiche più urgenti riguarderebbero:
- gli errori relativi agli aumenti dell’Iva,
- l’eliminazione di un’ulteriore "mazzata" come quella dell’Imu,
- la fondamentale detassazione delle tredicesime.
E conclude, "ci aspettiamo che i partiti, che parlano ormai il linguaggio delle campagne elettorali, si impegnino seriamente e non in modo propagandistico su scelte in grado di far calare la pressione fiscale già nel 2013, intervenendo coraggiosamente sui tanti sprechi e privilegi che si annidano nelle Istituzioni e nella politica. Ma anche l’attuale Governo non può stare a guardare: convochi quanto prima le parti sociali per un confronto concreto sulla riforma fiscale che ridia fiato alle imprese e famiglie e con esse agli investimenti ed al lavoro, oggi in forte sofferenza".
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