Financial Times: ecco come la BCE dovrebbe riformare le banche europee. Unione bancaria? Si può

Vittoria Patanè

08/10/2013

Financial Times: ecco come la BCE dovrebbe riformare le banche europee. Unione bancaria? Si può

In un editoriale firmato dal titolo "è tempo di cambiare le banche europee", il celeberrimo quotidiano inglese analizza il modo in cui la Banca Centrale dovrebbe esaminare i singoli istituti nazionali. Dalle valutazioni della BCE dipenderà la futura unione bancaria dell’Eurozona.

Ecco cosa scrive il Financial Times.

"È tempo di cambiare le banche europee"

È chiaro ormai da molto tempo che l’Eurozona ha problemi con le sue banche. Da quando è iniziata la crisi i bilanci hanno affrontato crescenti tensioni, i prestiti alle famiglie e il commercio sono diminuiti e i portafogli hanno sperimentato una decisa svalutazione. I problemi non sono stati aiutati dalla volontà delle banche nazionali di farsi carico dei titoli di stato – alcuni di essi acquistati a prezzi assurdi. Il prezzo delle azioni riflette la fragilità dei prestatori. Le banche europee vendono a costi bassissimi ai rivali americani. Una meticolosa pulizia è necessaria se si vuole allontanare lo scetticismo degli investitori.

L’imminente trasferimento dei poteri di supervisione dai regolatori nazionali alla Banca Centrale Europea offre un’opportunità unica. Questo mese, la BCE svelerà i dettagli di una profonda revisione del sistema bancario dell’Eurozona. Questa “valutazione del bilancio” – che comprende una revisione della qualità degli assets e uno stress test – dovrebbe essere rigorosa e trasparente. La conseguente iniezione di capitali dovrebbe essere larga abbastanza da assicurare che le banche che sopravvivono si pongano su solide basi finanziarie.

I cinici sottolineano che l’Eurozona ha una storia di cattiva gestione della valutazione delle banche. Gli stress test condotti nel 2010 e nel 2011 dall’Autorità Bancaria Europea vennero smentiti solo un mese dopo dal crack delle varie banche testate. Il rischio maggiore è rappresentato dall’interferenza dei governi. Se i contribuenti si riprendessero parte dei soldi versati per le bollette, i politici potrebbero avere una preferenza per una revisione più indulgente.

La buona notizia è che Mario Draghi, Presidente della BCE, non può permettersi il lusso di sbagliare. La Banca centrale non ha precedenti esperienze di supervisione.
Stabilire una reputazione di credibile controllore dovrebbe essere una priorità.

Ma già la BCE sta affrontando considerevoli ostacoli di ordine pratico. La Banca Centrale avrà bisogno di esaminare i libri contabili di più di 130 istituti. Quando la Federal Reserve ha compiuto gli ultimi stress test sulle sue banche nel 2009, ha lavorato solo su 19 istituti. La BCE dovrà prendere decisioni controverse – per esempio su come valutare i titoli sovrani dei differenti paesi dell’Eurozona. Coordinare uno staff formato da 1000 persone rischia di diventare una sorta di incubo orgganizzativo.

La BCE coopererà con i regolatori nazionali. Fare affidamento sulle loro competenze ha un senso. Ma i controllori locali hanno un interesse nel nascondere i fallimenti delle passate supervisioni. La BCE deve assicurarsi che il suo staff mantenga l’ultima parola nelle decisioni. Dovrà inoltre fare in modo che che i leader di un team che ha il compito di esaminare una singola banca, provengano da una nazionalità diversa rispetto a quella della banca in questione. Questo renderebbe il processo più obiettivo e affidabile.

Ma per far sì che la BCE abbia successo nella sua operazione, ha bisogno della collaborazione dei singoli governi. I politici dovrebbero guardare oltre l’immediato costo di ricapitalizzazione delle banche e capire che gli interessi in gioco sono più alti. La valutazione dei bilanci è il primo test reale di un’Eurozona impegnata nel creare un’unione bancaria. I suoi principi base, inclusa la rottura del “circolo vizioso” tra banche e sovranità, devono essere pienamente applicati.

La ristrutturazione delle banche dell’Eurozona dovrebbe seguire un unico libro di regole. Dato che il “meccanismo di risoluzione singola” è improbabile che abbia inizio prima della fine dell’esercizio della BCE – atteso per l’autunno del 2014 – gli Stati europei dovrebbero fare in modo che le leggi vengano applicate. La prima fermata per evitare un ammanco di capitale dovrebbe essere l’equity market. Dopo questo, i detentori di titoli dovrebbero essere “riconvertiti” prima dell’intervento dei governi. È giusto che gli investitori affrontino le conseguenze delle loro scommesse.

Convertire debito in capitale dovrebbe essere abbastanza per compensare gli ammanchi. Ma se saranno necessari capitali aggiuntivi, dovranno subentrare i governi. In ogni caso, imporre il costo di un salvataggio bancario su un sistema finanziario nazionale debole comporta dei rischi. Come dimostra la recente storia dell’Irlanda, i governi potrebbero perdere l’accesso al mercato e richiedere aiuti esterni.

È essenziale avere una protezione condivisa per l’eurozona sotto forma di ESM. Una volta che la BCE sarà diventata l’unico supervisore, cosa che accadrà una volta che le valutazioni saranno concluse, l’ESM avrà il potere di ricapitalizzare direttamente le banche. È dovrebbe usarlo. Quando le banche salvate godranno di buona salute, l’ESM potrà vendere la sua partecipazione e trarne un profitto.

Se pianificata ed eseguita attentamente, la valutazione del bilancio potrà procedere senza ostacoli. Ma il meccanismo decisionale dell’Eurozona è solitamente un disastro. Le decisioni raramente vengono raggiunte prima dell’ultimo minuto. Nel frattempo, c’è il rischio che informazioni importanti sui singoli istituti trapelino. Gli investitori dovrebbero essere avvertiti. Per gli asset bancari e i debiti sovrani europei, l’anno prossimo potrebbe essere parecchio volatile.

Traduzione a cura di Vittoria Patanè. Fonte: Financial Times

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