Marchionne ieri ha presieduto l’assemblea degli azionisti del gruppo Sgs, alla quale era presenta anche John Elakann, ed ha sostanzialmente confermato i target finanziari Fiat anche per il 2013, nonostante le difficoltà emerse nel primo semestre dell’anno. L’ Ad di Fiat ha confermato che il trading profit del Lingotto nel primo semestre del 2013 sarà inferiore rispetto ai dati dello stesso periodo dell’anno prima, individuando all’origine di tale calo la vendita di Jeep Liberty lanciata nel primo trimestre dell’anno scorso.
Commentando l’andamento negativo del mercato automobilistico europeo, Marchionne ha definito i dati
una conferma di quello che dico da mesi. Il problema è serio. Io lo avevo previsto così buio, ma il problema è per quanto tempo continuerà così. La cosa importante per noi è che sia confermato l’obiettivo dell’anno e quello lo confermiamo.
Gli obiettivi confermati per il 2013 sono ricavi da parte di Fiat tra 88 e 92 miliardi di euro, un utile della gestione ordinaria tra 4 e 4,5 miliardi, e un utile netto tra 1,2 e 1,5 miliardi.
Dati 2012, previsioni 2013
Previsioni in calo quindi rispetto al primo trimestre del 2012, in cui Fiat aveva registrato un fatturato di 20,2 miliardi, un utile di gestione di 866 milioni e un risultato netto di 379 milioni. Secondo Marchionne il calo di vendite a febbraio è in linea con la diminuzione delle vendite non solo a livello europeo, ma anche mondiale. Infatti secondo i dati diffusi da Fiat, la vendita delle vetture è calata nel febbraio 2013, rispetto allo stesso mese del 2012, da 324.100 unità a 316.800. Si sono registrati forti cali in tutta Europa, ma anche Nordamerica e Brasile hanno tirato il freno a mano alle vendite.
Nonostante un panorama mondiale poco incoraggiante, Marchionne duranta l’assemblea degli azionisti ha comunque confermato i target finanziari di Fiat.
Fiat contro Veba per quote Chrysler
E’ una battaglia senza fine quella disputata tra Fiat e il fondo Veba sulla valutazione delle azioni della controllata Chrysler. Insieme al report di Fiat, ieri Marchionne ha annunciato anche lo slittamento a giugno-luglio del pronunciamento del tribunale del Delaware circa il valore delle azioni di Chrysler.
Facciamo un passo indietro: la disputa tra Fiat e Veba è nata nel momento in cui Fiat ha deciso di procedere all’acquisizione delle quote di Chrysler, possedute dal fondo Veba, per ottenerne il 100% del capitale e quindi portare a compimento la fusione Fiat-Chrysler.
Il Veba è un trust amministrato dal sindacato Uaw per le prestazioni sanitarie a favore degli ex dipendenti di Chrysler e detiene il 41,5% del capitale della società, il restante 58,5% è già posseduto da Fiat.
Fiat ha opzioni di acquisto sulla partecipazione Veba in Chrysler; ed è qui che si è aperto il contenzioso circa il prezzo di esercizio di queste opzioni sul quale, entro marzo, avrebbe dovuto pronunciarsi il tribunale del Delaware. La decisione del tribunale sul prezzo della prima call option esercitata da Fiat (Veba chiede 342 milioni di dollari e Fiat ne offre 139,7 milioni) è stata posticipata a giugno-luglio per la presentazione di ulteriore documentazione da parte del fondo Veba.
Fiat aspetta la decisione del tribunale perchè preferirebbe acquistare la partecipazione direttamente da Veba, ma nel caso in cui i contendenti non riuscissero a trovare alcun accordo sul prezzo delle azioni, non si esclude che si proceda alla quotazione a Wall Street del gruppo.
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