Federico Caffè, la sua scomparsa legata agli omicidi di Sankara e Palme?

Fabio Frabetti

16 Aprile 2019 - 10:58

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Un filo rosso lega la scomparsa del professor Federico Caffè agli omicidi di Thomas Sankara e Olof Palme? Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, unisce questi tre tragici eventi a cavallo tra il 1986 ed il 1987, in piena espansione dell’ideologia neoliberista che spazzò via la dottrina keynesiana e molti dei suoi più illustri rappresentanti.

Federico Caffè, la sua scomparsa legata agli omicidi di Sankara e Palme?

C’è un filo rosso che lega gli omicidi di Olof Palme e Thomas Sankara alla scomparsa del professor Federico Caffè? La rivelazione arriva da Gioele Magaldi, gran maestro del Grande Oriente Democratico e presidente del Movimento Roosevelt, nell’annunciare l’appuntamento del 3 maggio a Milano: “Nel segno di Palme, Rosselli e Sankara e contro la crisi globale della democrazia”. Olof Palme, primo ministro svedese, venne ucciso in un attentato il 28 febbraio 1986. Il professor Federico Caffè, economista e docente universitario, scomparirà misteriosamente il 15 aprile 1987 senza lasciare alcuna traccia. Qualche mese più tardi, Thomas Sankara, politico e rivoluzionario africano, morirà assassinato a soli 38 anni il 15 ottobre 1987.
Tre tragici eventi, apparentemente scollegati, secondo Magaldi sono invece accomunati da qualcosa di rilevante. Rispetto a Sankara e Olof Palme, sorprende soprattutto l’inserimento della figura di Federico Caffè, il cui enigma non ha mai trovato soluzione.

“Stiamo parlando - spiega Magaldi - del più grande economista keynesiano, maestro di personalità importanti come Nino Galloni che ha seguito la sua via. Oppure come Mario Draghi che invece ha intrapreso un altro percorso diventando a mio giudizio uno degli artefici dell’involuzione post-democratica dell’Europa e del mantenimento del paradigma ideologico neoliberista che come una cappa aleggia da decenni su di noi.
Nel giro di pochi mesi, in cui si costruiva la disunione europea, personaggi come Olof Palme erano scomodi e pericolosi in Europa, con un welfare svedese molto forte in cui si evocava la partecipazione dei lavoratori ai profitti delle aziende: Palme era un lottatore, stava introducendo nell’immaginario collettivo dell’Europa una possibilità di declinazione del capitalismo molto diversa da quella proposta dal neoliberismo.
Sarebbe probabilmente diventato segretario generale delle Nazioni Unite, battendosi contro l’apartheid in Africa, era molto attento all’emancipazione africana, così come Sankara ammazzato in quegli stessi mesi.
Anche Federico Caffè scomparve nello stesso periodo, simbolo vivente di quella tradizione keynesiana poi rimossa e denigrata dalla globalizzazione e dal futuro progetto europeo: un personaggio come lui era percepito come una spina nel fianco. Queste grandi personalità non sono le sole ad essere state tragicamente eliminate, ci sarebbero altri nomi da fare. Bisogna avere il coraggio di iniziare a spiegare come sono andate davvero le cose.”

Troppi maggiordomi in politica

Nell’appuntamento di Milano del 3 maggio presso la sala Conferenze di Palazzo Moriggia,alla presenza dello stesso Galloni, non mancheranno ulteriori rivelazioni per comprendere meglio lo scenario in cui maturò la scomparsa del professor Federico Caffè. L’eliminazione di personaggi di questo spessore potrebbe intimorire i protagonisti della vita politica ed economica di oggi? Andare fuori dal paradigma dominante è così pericoloso?

“I politici, da molti decenni, sono diventati tutti dei maggiordomi e dei camerieri, non c’è più quella forza autorevole che si registrava nel Novecento, costata a molti l’assassinio.
Voglio però invitare quei politici di oggi che volessero davvero difendere il senso e la dignità del proprio mandato, governando al servizio della collettività, a cercare nell’ambito del deep state quei circuiti progressisti che sono impegnati per la difesa della democrazia, in grado di garantire una sorta di protezione dalle oscure interferenze ed una normale dialettica democratica.
All’interno del deep state si sta irrobustendo una riorganizzazione dei circuiti massonici progressisti che non consentiranno, come accaduto in passato, l’eliminazione di sincere figure politiche democratiche. Non conviene infatti agli alfieri della massoneria neoaristocratica, ossia ai costruttori dell’ideologia liberista, di giocare sporco, visto il coinvolgimento dei massoni democratico-progressisti in grado di vantare la loro stessa consuetudine con il deep state.
Se ci fosse qualcuno, nei prossimi anni, che volesse davvero operare in beneficio del popolo sovrano, non abbia paure, non si tiri indietro di fronte a minacce, vada avanti per la sua strada, perché c’è chi è in grado con la sua sola presenza a debita distanza, di frapporsi di fronte a indebite interferenze di rappresentanti del deep state che volessero sovvertire le regole del regime democratico per interessi opachi di natura privata”.

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