Fallito il colpo di Stato in Turchia, il Governo di Ankara ha dato il via ad una vera e propria caccia alle streghe ancora in corso contro i gulenisti. Ecco come stanno le cose ora.
Fallito il colpo di Stato in Turchia, il Governo di Ankara ha dato il via ad una vera e propria caccia alle streghe contro i gulenisti ritenuti artefici e organizzatori del golpe.
Sono trascorsi due mesi dal fallito colpo di Stato in Turchia e le "purghe" ai danni dei sospetti ostili al Governo proseguono senza sosta.
Istar Gozaydin, professoressa di Scienze Politiche e Legge alla Gediz University di Izmir, è stata licenziata pochi giorni dopo fallito colpo di stato in Turchia di luglio, non dal Governo ma dall’Ateneo presso il quale insegnava.
Aveva twittato degli articoli apertamente contrari al ripristino della pena di morte e aveva condannato le violenze di massa e le persecuzioni agli organizzatori del colpo di Stato.
Gediz e 14 altre università sono state chiuse per via di presunti legami con la comunità Gulen, o cemaat, un movimento islamico in parte ritenuto responsabile del colpo di Stato in Turchia.
La campagna di epurazione ha investito tutti i luoghi di cultura, i tribunali e ha colpito trasversalmente la stampa.
La maggior parte degli analisti stranieri pensano che sia stata un’alleanza di ufficiali di diversa provenienza ad architettate il complotto per rovesciare il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan.
Ma il governo accusa esclusivamente il cemaat e la maggior parte dei turchi sono d’accordo. La caccia ai colpevoli che Erdogan ha innescato contro il gruppo dei simpatizzanti gulenisti ha travolto più di 100.000 persone.
Nell’ultima settimana 50.000 dipendenti pubblici sono stati licenziati per decreto. Soldati, giornalisti, accademici, piloti di linea e uomini d’affari sono stati tutti presi di mira.
Vediamo allora cosa c’è oltre la repressione e che sta accadendo ora a distanza di due mesi dal colpo di stato.
Fallito golpe Turchia: la repressione è in corso, chi paga?
La repressione turca assomiglia ad una caccia alle streghe, di gran lunga più vasta di quella del senatore Joe McCarthy contro i sospetti comunisti in America nel 1950.
Le ultime vittime delle "purghe" turche sono un cantante pop arrestato per aver pubblicato un editoriale su un giornale filo-gulenista e un ballerino licenziato dal balletto nazionale con l’accusa di aver tentato di vendere la sua casa attraverso una banca gulenista, cosa che ha sempre negato.
Le autorità hanno chiuso migliaia di scuole, aziende e fondazioni. Secondo un ministro, lo Stato ha sequestrato più di 4 miliardi di dollari di asset gulenista.
Fallito golpe Turchia: ecco chi sono i gulenisti
L’ascesa del cemaat ha le sue radici nella lunga lotta tra la laicità ufficiale sancita da Kemal Ataturk, padre fondatore della Turchia, e l’Islam.
L’imam che ha fondato il movimento, Fethullah Gülen, è nato nel 1941 in Turchia orientale. Nei primi anni 70 studenti poveri affollavano i suoi sermoni appassionati, infusi di sufismo e nazionalismo turco.
I suoi legami potenti gli permisero di creare una rete di fondazioni, enti di beneficenza, giornali e scuole che formò un flusso di laureati (quasi tutti uomini) in affari turchi e di Governo, dando vita ad un movimento radicato e forte.
Nel 1999, due anni dopo che l’esercito con un colpo di stato cacciò un premier islamista, Gulen saggiamente partì per l’America.
Poco dopo, fu accusato in contumacia di aver cercato di sovvertire l’ordine secolare della Turchia, nel 2006 un tribunale turco lo ha assolto.
La vittoria di Erdogan alle elezioni del 2002 ha spianato la strada per la riabilitazione del sig. Gulen.
Mr Gulen, ormai sistemato in un complesso nella campagna della Pennsylvania, è diventato un portavoce dell’Islam illuminato, predicando il dialogo interreligioso e il valore della scienza.
Gli insegnanti e volontari legati alla cemaat si muovono in tutto il mondo, come appaltatori e diplomatici, basti pensare che la Turchia aveva 12 ambasciate in Africa nel 2009, oggi ne vanta 39. Gli scambi con il continente sono triplicati dal 2003.
Sotto l’egida del partito di Erdogan, i gulenisti ricoprirono posizioni lavorative di spicco scalzando i funzionari della vecchia guardia e dando vita ad una sorta di "Stato parallelo".
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