FIAT: il titolo continua a salire e gli investitori lo vogliono a Wall Street

Vittoria Patanè

24 Maggio 2013 - 15:44

FIAT: il titolo continua a salire e gli investitori lo vogliono a Wall Street

In questi giorni si fa un gran parlare del trasferimento all’estero di Fiat Industrial in vista della quotazione a Wall Street.
Oggi è intervenuto lo stesso John Elkann, presidente del Lingotto è intervenuto oggi per cercare di sedare le polemiche:

“Abbiamo un mercato importante in Europa governato da Torino, uno importante in Nord America gestito da Detroit, uno in Sud America da Belo Horizonte e in Asia da Shangai. Più si va avanti e più quello di sede è un concetto che non ha molto senso. Le organizzazioni grandi hanno bisogno di molte sedi".

Parole che non lasciano più spazio a dubbi insomma e, in attesa del responso del Fisco Italiano, la decisione sembra già presa.

Ma sono in molti a pensare che, col passare del tempo, Detroit diventerà il vero centro nevralgico di Fiat, mettendo Torino, e quindi l’Italia, in secondo piano.
A questo proposito si sono espressi pure gli investitori, che sembrano concordi nell’appoggiare la quotazione a Wall Street.

Le attese dei mercati

Il motivo lo spiega Richard Hilgert, analista di Morningstar:

“Da almeno un anno sostengo che il valore intrinseco di Fiat è molto superiore alle sue quotazioni. Calcolando la somma delle parti, cioè le auto Fiat più Chrysler, Maserati, Ferrari, Magneti Marelli, Teksid e Comau, il valore corretto di un’azione Fiat secondo me è 14 euro, quasi il triplo di oggi (5,3 euro). Gli investitori sono preoccupati per i debiti, i limiti all’utilizzo dei flussi di liquidità di Chrysler e l’anemica domanda di auto in Europa, ma non capiscono che i risultati delle operazioni in Brasile e quelli di Ferrari, Maserati e delle altre aziende del gruppo superano le perdite dell’auto in Europa; e che l’integrazione fra Chrysler e Fiat, già oggi positiva, porterà altre sinergie e risparmi.”

Fiat infatti sta mettendo in atto prestazioni da record a Piazza Affari. Nel giro di un mese ha aumentato il proprio valore del 27% e saliamo addirittura al 57% su base annuale. Cifre incredibili se si guarda all’andamento del mercato automobilistico europeo.

“Gli azionisti che hanno il fegato di sopportare gli alti rischi del rilancio Fiat-Chrysler e la pazienza di aspettare saranno premiati. Quanto? Bisogna vedere come sarà ristrutturato il capitale della nuova entità dopo la fusione, con il rifinanziamento di parte dei debiti”,

continua Hilgert.

Nonostante il mercato automobilistico del vecchio continente abbia dato, nell’ultimo mese, segnali positivi, facendo segnare un aumento delle venditedell’1.8%, Fiat continua a viaggiare in territorio negativo (-9,8%).

Ciò porta gli investitori a ritenere sempre più importante il ruolo di Chrysler e di conseguenza del mercato americano.

Il mercato americano negli ultimi tre anni ha trainato fatturato e profitti di tutti i produttori mondiali di auto: l’aumento assoluto (non percentuale) delle vendite nel 2012 infatti è stato maggiore che in Cina, diventato nel 2009 il Paese numero uno. Il fatturato dell’auto in America è tornato al 90% dai livelli pre-crisi del 2007, grazie all’andamento positivo demografico e al rinnovo del parco macchine, che ha un’anzianità media (dieci anni) superiore a quella europea. Anche per Fiat-Chrysler la maggior parte del fatturato e soprattutto degli utili continuerà a venire dal Nord America, con l’Europa e il Sud America al secondo e terzo posto e l’Asia per ora ininfluente”,

sottolinea Stefano Aversa, managing director e co-presidente di AlixPartners.

Cosa succederà?

Il futuro di Fiat sembra quindi essere già scritto. Secondo molti, il Lingotto non trasferirà la propria sede centrale a Detroit, ma avrà più sedi sparse nel mondo, in conformità con i nuovi modelli di integrazione globale. Anche se, c’è già chi scommette su un totale cambiamento.

A farlo è soprattutto David Cole, presidente della società di ricerca auto Harvest, che parlando del trasferimento in America, sostiene:

“Mi sorprenderei se non lo facesse, perché qui c’è la leadership mondiale dell’industria dell’auto.”

Ciò che adesso bisogna capire quindi, non è se Detroit avrà un ruolo fondamentale nel futuro del Lingotto, ma quanto e se quello di Torino sarà ridimensionato.

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