F35: Renzi non li vuole, ma deve obbedire al Pentagono. Tutti i piani del Premier

Vittoria Patanè

23 Aprile 2014 - 12:37

Matteo Renzi vorrebbe dimenzzare la spesa per gli F35, ma gli USA potrebbero opporsi. Gli aerei che nessuno vuole, ma che dobbiamo avere

F35: Renzi non li vuole, ma deve obbedire al Pentagono. Tutti i piani del Premier

“La Libertà non è gratis. Quando alcune settimane fa il Presidente americano Barack Obama ha pronunciato queste parole in riferimento alle spese militari mentre si trovava in Italia intento a rispondere alle domande dei giornalisti nostrani, tutti noi siamo tornati con la mente alla “questione F35”, gli aerei che nessuno voleva, ma che alla fine il nostro Paese sembra essere stato costretto a comprare.

Adesso però il costo dei supercaccia è salito ancora di più, 7,4 miliardi di dollari. Soldi che Matteo Renzi vorrebbe destinare ad altri, probabilmente migliori, scopi. È il programma più costoso della storia, basato su un preventivo (a livello globale) di ben 1400 miliardi di dollari.

Il rincaro peserà ovviamente anche su di noi e sui quei 90 velivoli che l’Italia vorrebbe (oppure no?) acquistare.

L’attuale Premier, rispetto ai predecessori, ha fatto un passo avanti, sospendendo qualsiasi nuovo ordine con l’intento di risparmiare, in un solo anno, 150 milioni di euro. Ma Matteo Renzi vorrebbe spingersi oltre, rimodulando lo shopping della Difesa per ottenere aerei con minor problemi e soprattutto un po’ più economici. Nei giorni scorsi è venuta fuori un’ulteriore ipotesi: il Presidente del consiglio ridurrà la commessa da 90 a 45 esemplari, dimezzando così le spese.

Una scelta che non piacerà di certo agli statunitensi che, come ha ricordato Obama poche settimane fa, destinano alle spese militari il 3% del loro PIL. Negli ultimi 2 anni, il Pentagono ha cercato di tenere a freno la Lockheed, società produttrice degli F35, allo scopo di evitare aumenti, ma tutto sembra essere stato vano. L’ultimo, ha letteralmente mandato su tutte le furie i generali americani:

«Avevamo stabilito una previsione di costi per il reattore. Credevamo di sapere quanto lo avremmo pagato. Invece il produttore non sta rispettando i patti»,

ha detto il generale Chris Bogdan, supervisore del programma. Le sue parole erano destinate in particolare alla Pratt & Whitney che ha progettato il reattore F-135.
E ancora

«L’azienda deve trovare un modo di razionalizzare l’attività e rispettare il piano di riduzione dei prezzi»,

Una frase che suona più come una minaccia che come una richiesta, anche perché, pure gli Stati Uniti attualmente stanno cercando di tagliare il bilancio federale. Lo stesso vale per Canada e Olanda.

L’America non permetterà così facilmente a Renzi di attuare i suoi piani, anche perché le nostre decisioni potrebbero avere delle ripercussioni anche al di là dell’oceano:

«alcuni dei partner che hanno fatto uscire i loro acquisti dai tempi stabiliti. Quando si agisce in questo modo, il costo dell’aereo non si riduce come previsto e bisogna fare fronte a un aumento della spesa totale».

Ha spiegato il generale Bogdan.

Se l’Italia deciderà dunque di tirarsi indietro e non rispettare i patti, dovrà affrontare l’ira statunitense. Se noi rinunciamo, loro pagano di più e il Pentagono non ne ha la minima intenzione.

La volontà italiana sembra chiara: i 6 aerei acquistati per il 2014 ormai non si toccano, ma dal 2015 al 2019 nel nostro Paese dovrebbero arrivare 40 velivoli. Lo scopo è quello di ridurre il numero a 29 e risparmiare così 2 miliardi di euro, aria pura per le nostre finanze.

Matteo Renzi riuscirà a non soccombere alla pressione americana? Lo vedremo presto.

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