Eutanasia: la Corte Europea chiede alla Svizzera norme precise

Manuela Margilio

25 Maggio 2014 - 14:30

La Corte di Strasburgo ha stabilito che la Svizzera dovrà fornire, mediante la legge, dei chiarimenti precisi in merito ai soggetti che potranno accedere al suicidio assistito.

Eutanasia: la Corte Europea chiede alla Svizzera norme precise

Sulla questione relativa all’eutanasia il Paese Elvetico non ha ancora fornito una normativa chiara e precisa, soprattutto alla luce della decisione dell’associazione svizzera Exit a.D.M.D, che ha esteso l’assistenza al suicidio anche alle persone malate non in fase terminale.

Eutanasia anche ai malati non terminali. E’ quanto accade nella Svizzera francese a favore dei residenti grazie alla collaborazione dell’associazione che si chiama Exit a. D.M.D.Tale associazione, che si occupa di assistenza al suicidio, ha deciso di estendere il suo aiuto anche alle persone anziane malate che comunque intendono porre fine alle loro sofferenze.
La decisione dell’associazione è stata presa ad aprile nel corso di un’assemblea generale e pare che le associazioni “gemelle” della parte tedesca e italiana seguiranno lo stesso percorso.

L’estensione della procedura anche ai malati non terminali, secondo le spiegazioni del dottor Jerome Sobel, deriva dalla necessità di porre fine all’esistenza di coloro costretti ad una pessima qualità della vita per le enormi sofferenze cui sono costretti per la loro malattia.

Sul punto la Corte Europea dei diritti dell’uomo chiede alla Svizzera di chiarire le regole dell’aiuto al suicidio. Si dovrà stabilire in modo esplicito a quali condizioni si potrà porre fine alla propria vita e con quali modalità.

La decisione di Strasburgo riguarda il ricorso presentato da una donna, Alda Gross, che per anni aveva chiesto inutilmente alle autorità del Paese di consentirle di accedere al suicidio assistito.

Quali sono i Paesi in cui l’eutanasia è legale
Il problema dell’eutanasia, che ha sempre suscitato polemiche e contrasti ovunque, ha spaccato in due l’Europa tracciando una linea di demarcazione tra i Paesi che ne riconoscono la validità e i Paesi che la bandiscono.

Il primo Paese a consentirla è stato l’Olanda nel 2002, seguita a pochi mesi di distanza dal Belgio che tra l’altro da poco tempo ha esteso la legge anche ai minori.
Lussemburgo, Francia, Gran Bretagna, Svezia hanno intrapreso lo stesso percorso.
La "dolce morte" è invece vietata e considerata un reato in Italia.
Nonostante l’attenzione della politica e dei mezzi di informazione non sia così orientata verso tale problematica, sulla base del Rapporto Italia 2014 elaborato da Eurispes è emerso come il numero di coloro che si ritengono favorevoli all’eutanasia sia decisamente in aumento; la volontà dei cittadini si dimostra sempre più proiettata verso il rispetto del principio di autodeterminazione dell’individuo.
Si rileva che anche il testamento biologico ha registrato un netto aumento di consensi.

Vedremo in futuro se con l’approvazione del nuovo Codice Deontologico del medico, approvato pochi giorni, fa la questione verrà nuovamente dibattuta anche nel nostro Paese. Dalla nuova normativa appare chiaro l’intento di dire addio alla parola eutanasia ritenuta dai professionisti non adeguata. Si parlerà infatti di divieto di "pratiche di buona morte", ritenuta un’espressione più consona al rispetto dell’individuo.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it