Europa: la crisi che fa cadere i tabù

Nadia Fusar Poli

10/11/2011

Europa: la crisi che fa cadere i tabù

CRISI. L’uscita di un paese dall’ eurozona o un default parziale sul debito sovrano non rappresentano più un tabù.
In una delle gallerie del Museo del Prado di Madrid, si può ammirare un dipinto di Goya intitolato "Duello rusticano (Duello con bastoni). Rappresenta due uomini che si affrontano e che, coinvolti nella lotta, non si rendono conto che stanno per essere inghiottiti dalle sabbie mobili. E’ una splendida e tetra metafora - l’opera fa parte della serie detta delle "Pitture nere", serie di tredici terrficanti dipinti realizzati da Goya sulle pareti della propria casa – di ciò che attualmente sta accadendo in Europa. Le controversie che dividono i membri dei paesi dell’euro su “come” risolvere una crisi interminabile, innescata dalla scintilla greca nell’ottobre del 2009, ha preso una svolta molto pericolosa dal famoso vertice di Bruxelles, da cui si aspettavano soluzioni “chiavi in mano”. Importante tabù sono caduti. Uno dopo l’altro.

Il primo è quello dell’uscita di un paese dalla zona euro. E’ stata infatti la chiara alternativa proposta al primo ministro greco dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dal cancelliere tedesco Angela Merkel, dopo decisione, a sorpresa, di Papandreou di indire un referendum sul piano di salvataggio. De facto, l’ipotesi suggerisce che la solidarietà insita nel progetto dell’ eurozona - che ha martellato dall’inizio della crisi per giustificare i diversi piani - non ha funzionato. Anzi, il concetto stesso di solidarietà ha perso la sua forza, è caduto nel vuoto, inascoltato.

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Il secondo tabù a cadere: lo sconto sul debito greco rischia di compromettere il principio che sembrava scolpito nella pietra, o almeno nelle menti dei leader europei, ovvero l’assoluta sicurezza dei titoli di Stato dell’area euro . Che cosa impedisce che un haircut del 50% proposto sul debito greco non possa prodursi di nuovo domani, per il Portogallo o l’ Italia? "Abbiamo aperto un vaso di Pandora molto pericoloso" ha scritto preoccupato Mercoledì sul Financial Times il capo della Deutsche Bank, Josef Ackermann.

Ultimo tabù: l’affermarsi, in modo sempre più limpido e crescente, nell’opinione pubblica del dubbio per quanto riguarda l’euro, alimentato, va detto, dal susseguirsi di riunioni e vertici da cui, ogni volta, si aspetta di avere una risposta e una soluzione alla crisi, e che, alla fine, si concludono con la consapevolezza di un peggioramento del problema, e la solita scia di piani di austerità, sempre più difficili da vendere al popolo, e di aiuti, sempre più difficili da far accettare ai governi. La scorsa settimana, circa il 57% degli Olandesi ha dichiarato di preferire il ritoprno al fiorino olandese. E Mercoledì, la federazione degli esportatori tedeschi ha assicurato di poter "vivere senza l’euro." E ’ forse questo crescente scetticismo che, in definitiva, rappresenta il pericolo maggiore per la sopravvivenza della moneta unica.

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