Euro/Dollaro supera 1,3850 grazie all’inerzia di Draghi

Nicola D’Antuono

7 Marzo 2014 - 06:40

Non si ferma il rally dell’euro/dollaro, che ieri si è avvicinato alla soglia di 1,39 salendo sui massimi da oltre due mesi. Pesa l’immobilismo della BCE

Euro/Dollaro supera 1,3850 grazie all’inerzia di Draghi

La BCE resta ancora alla finestra e l’euro continua ad apprezzarsi sui mercati internazionali. E’ questo, in estrema sintesi, il verdetto della giornata di ieri, che ha visto l’Eurotower mantenere il consueto approccio prudente nonostante i rischi di bassa inflazione che affliggono da tempo l’area euro. I tassi di interesse sono stati confermati allo 0,25% e resteranno su questi livelli, o anche più bassi, per un periodo prolungato di tempo. Fin qui nessuna novità, visto che si tratta della forward guidance annunciata dalla BCE ormai da alcuni mesi. Quello che i mercati si aspettavano era l’introduzione di una misura espansiva per aumentare l’offerta di moneta nell’Eurosistema.

Era circolato a più ripresa un rumor relativo alla possibilità di un’interruzione della sterilizzazione degli acquisti di titoli di stato effettuati nell’ambito del piano SMP, ma alla fine la BCE ha preferito evitare qualsiasi tipo di intervento in attesa di valutare meglio l’andamento dei principali indicatori macroeconomici nelle prossime settimane. Il focus resta sempre sull’inflazione, attualmente allo 0,8% e ben distante dall’obiettivo del 2% della BCE. Il rischio deflattivo appare concreto, sebbene Mario Draghi e gli altri policy makers di Francoforte continuino a ribadire che l’Ue-18 non corre il rischio di affrontare uno scenario simile a quello giapponese degli ultimi 25 anni, ovvero scarsa crescita e deflazione.

Draghi ha comunque sottolineato che la BCE è pronta a intervenire con le misure più opportune di politica monetaria, ma solo nel caso in cui ce ne fosse il reale bisogno. L’inerzia dell’Eurotower è dovuta anche ai recenti buoni dati macro pubblicati nell’area euro e al costante ridimensionamento degli spread sovrani della periferia europea. Per l’anno in corso Draghi ha rivisto al rialzo le stime sul pil a +1,2% da +1,1% (+1,5% nel 2015 e +1,8% nel 2016). I mercati sono rimasti molto delusi dall’atteggiamento della BCE. Così hanno acquistato euro a mani basse, aumentandone a dismisura il valore sui mercati internazionali e creando nuovi problemi ai paesi europei orientati all’export, visto che devono affrontare un’agguerrita concorrenza nel commercio internazionale di paesi che sfruttano il basso valore della loro moneta per piazzare più facilmente i loro prodotti.

Sul forex il tasso di cambio EUR/USD si è spinto sui massimi più alti da fine dicembre scorso. La quotazione ha raggiunto 1,3873, un livello non troppo distante dai top del 27 dicembre scorso posti a 1,3894. A questo punto, se i payrolls di oggi dovessero deludere le aspettative degli investitori, il cambio euro/dollaro potrebbe mettere a segno una nuova performance spettacolare spingendosi clamorosamente verso la soglia psicologica di 1,40. Ieri ha fatto molto bene anche il cross EUR/JPY, che è volato fino a 143 guadagnando l’1,65% in una sola seduta. In forte ripresa troviamo poi il cross EUR/GBP, che ha evidenziato un rialzo dello 0,79% ed è salito fino in area 0,8290. Ieri la moneta unica è risultata in calo soltanto contro dollaro australiano, zloty polacco e fiorino ungherese.

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