Euro/Dollaro: ritorno dei “buy” possibile solo con breakout di 1,1050

Nicola D’Antuono

25 Febbraio 2016 - 12:04

Il cambio EUR/USD è sceso ieri sui minimi da quasi tre settimane. La ripartenza verso l’alto è possibile nel breve periodo, ma solo in caso di breakout deciso di 1,1050

Euro/Dollaro: ritorno dei “buy” possibile solo con breakout di 1,1050

Il tasso di cambio Euro/Dollaro è sceso ieri sui livelli più bassi da quasi tre settimane, toccando quota 1,0957. Il bottom di brevissimo periodo raggiunto corrisponde a una zona di supporto dinamica, visto che su questi livelli passa la trendline rialzista che parte dai minimi di inizio dicembre scorso di area 1,0520. La discesa sotto l’area chiave del prezzo compresa tra 1,11 e 1,1050 ha deteriorato significativamente il bullish trend di breve termine, che era scattato a seguito del breakout di un triangolo di compressione della volatilità.

Ora il trend rialzista è in bilico, tanto che per recuperare quota il cambio EUR/USD avrebbe bisogno di un nuovo breakout verso l’alto. Nel breve termine si è formata una resistenza intorno a 1,1050. L’eventuale superamento di questo livello dovrebbe far ripartire il rally fino ai top di area 1,1375 toccati lo scorso 11 febbraio. Se, invece, dovesse permanere la debolezza sui valori correnti, appare probabile una discesa sotto 1,0950 con ritorno almeno in area 1,0850 – 1,08. In attesa del meeting della BCE, gli analisti finanziari si aspettano una fase di sostanziale stabilità nelle prossime due settimane.

L’istituto monetario di Francoforte, guidato dal banchiere italiano Mario Draghi, dovrebbe aumentare il programma di acquisto titoli dagli attuali 60 miliardi di euro al mese a 80 miliardi. Inoltre è atteso un ulteriore taglio del tasso sui depositi da -0,3% a -0,4%. Queste manovre monetarie ultra-accomodanti potrebbero incidere negativamente sull’euro, decretando il ritorno delle vendite con target di medio periodo intorno a 1,05. Tra l’altro l’ultimo dato sull’inflazione nell’Eurozona non è stato affatto confortante: a gennaio è aumentata dello 0,3% su base annua (e non dello 0,4%, come previsto qualche tempo fa), ma su base congiunturale è avvenuta una flessione dell’1,4%.

La BCE vuole riportare l’inflazione al 2%, per cui dovrà rafforzare il QE e utilizzare nuove misure non convenzionali di politica monetaria. La moneta unica rischia di deprezzarsi molto, soprattutto contro il dollaro americano e lo yen giapponese. Mario Draghi non dovrebbe deludere gli investitori, per cui l’Eurotower continuerà a stampare denaro a basso costo per sostenere la fiducia sui mercati, deprezzare l’euro e provare a rilanciare economia e inflazione. Il tasso di cambio EUR/USD, che alcune banche vedono comunque in ripresa nei prossimi mesi anche fino a 1,15 – 1,17, sembra destinato a una nuova svalutazione di medio-lungo periodo con target intorno alla parità.

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