Il cambio EUR/USD continua a muoversi intorno a 1,10, in attesa della riunione della BCE di giovedì 10 marzo. Non sono attese grosse oscillazioni fino ai prossimi due giorni, poi dovrebbe esserci una notevole esplosione di volatilità e prezzi
Il tasso di cambio Euro/Dollaro si è mosso ieri in un range piuttosto contenuto tra 1,1025 e 1,0940. Ciò evidenzia una significativa riduzione della volatilità di breve termine, che è un contesto che potrebbe protrarsi per qualche giorno. La quotazione continua a orbitare intorno a 1,10, con i trader che aspettano il meeting della BCE di giovedì prima di assumere posizioni più consistenti. Da qui alla riunione del 10 marzo è lecito attendersi movimenti erratici, appannaggio per lo più di scalper e day-trader. Tuttavia la debolezza generalizzata del dollaro americano, potrebbe anche favorire un miglioramento del quadro tecnico con la quotazione che andrebbe a stabilizzarsi sopra 1,10 prima che Mario Draghi annunci le nuove strategie di politica monetaria dell’Eurotower.
La maggior parte degli analisti finanziari si aspetta il rafforzamento dell’attuale politica monetaria ultra-accomodante. Secondo Jp Morgan e Lombard Odier Investment Managers, la BCE effettuerà addirittura un taglio al tasso sui depositi di 20 punti base portandolo a -0,5%, che è più o meno il rendimento offerto attualmente dal titolo di stato tedesco a due anni (il cosiddetto “Schatz”). La banca d’affari americana ritiene che a giugno Draghi annuncerà anche un ulteriore haircut. Capitolo quantitative easing: le attese sono per un incremento del piano di acquisto titoli a 70-80 miliardi di euro al mese. Inoltre ci si attende un prolungamento della scadenza del QE, da marzo a settembre 2017.
Qualche analista non esclude poi che la BCE possa annunciare il clamoroso inizio di un piano di acquisti di titoli di credito. Tuttavia al momento questa ipotesi appare piuttosto remota. Sul forex, da qualche tempo, l’euro si sta deprezzando poco rispetto alle valute dei paesi più sviluppati, se non nei confronti delle monete legate alle materie prime (dollaro australiano, dollaro neozelandese e dollaro canadese). Il cambio EUR/USD “rischia” di muoversi ancora intorno a 1,10 – 1,08, soprattutto se il biglietto verde dovesse continuare a mostrare un andamento negativo. Per l’anno in corso sono diminuite tantissimo le attese per un ritorno sulla parità. La parola ora passa a Mario Draghi: sarà lui a pilotare le prossime scelte degli investitori.
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