Euro/Dollaro consolida sopra 1,38. Inflazione resta bassa, possibile intervento BCE

Nicola D’Antuono

17 Aprile 2014 - 06:27

Il dato definitivo sull’inflazione nell’eurozona a marzo ha messo in mostra ancora una volta una tendenza deflattiva. Euro/Dollaro risale e tocca 1,3850

Euro/Dollaro consolida sopra 1,38. Inflazione resta bassa, possibile intervento BCE

Il dato di ieri relativo all’indice dei prezzi al consumo nell’eurozona ha confermato lo scenario di bassa inflazione anche a marzo. Il risultato definitivo evidenzia un aumento a +0,5% su base annua, lo stesso della lettura precedente e in linea con le aspettative degli analisti. Per quanto riguarda, invece, l’inflazione “core”, ovvero depurata dai prezzi di beni energetici e alimentari, c’è stato un calo a +0,7% da +1%. Il dato è inferiore alle attese, visto che si prospettava una flessione ma solo a +0,8% su base annua. L’area euro continua a sperimentare una fase di disinflazione, che non va confusa con la deflazione anche se quest’ultima resta un rischio concreto nel medio periodo.

Un altro dato significativo che conferma lo scenario di caduta dell’inflazione arriva dalla tendenza del tasso fisso, con il rendimento del Bund decennale che continua a schiacciarsi nella parte bassa del range 1,5% - 2%. Ieri l’asta dei titoli di stato tedeschi a dieci anni ha evidenziato un netto calo del rendimento all’1,49% dall’1,58% del mese scorso. Inoltre continua anche la discesa dei tassi a medio-lungo termine per Btp e Bonos, con il rendimento del decennale italiano che ha messo nel mirino uno yield del 3,10% e sempre sui minimi storici.

Il trend sull’obbligazionario europeo, unito alla forza dell’euro sui mercati valutari, indica che lo scenario di riferimento resta deflattivo con una crescita economica molto discontinua e disomogenea tra i paesi membri dell’eurozona. Inoltre la disoccupazione rimane a livelli record, spesso su livelli inaccettabili in diversi paesi della periferia europea (Italia, Spagna e Grecia su tutti). La deflazione equivale a un aumento prospettico della disoccupazione ed è probabilmente lo scenario peggiore con il quale possa confrontarsi in questo momento l’eurozona.

Il rischio di deflazione appare concreto, per cui aumentano sempre più le aspettative di intervento della BCE. Se i prossimi dati sull’inflazione nell’Ue-18 mostreranno ancora un pericoloso calo dei prezzi, l’Eurotower non potrà più aspettare. Se la situazione dovesse peggiorare nei prossimi 2-3 mesi, Mario Draghi inizierà verosimilmente a sparare le ultime cartucce di politica monetaria convenzionale prima di lanciare un piano di quantitative easing stile FED a partire da settembre-ottobre prossimo. La prima mossa dovrebbe essere il taglio dei tassi centrali a zero e probabilmente anche la riduzione dei tassi sui depositi overnight su valori negativi.

Se poi a maggio dalle elezioni europee emergerà una netta affermazione dei partiti anti-euro, l’urgenza per la BCE potrebbe crescere notevolmente in quanto la crisi non sarà più soltanto economica bensì sociale. Sul forex il tasso di cambio euro/dollaro resta ben acquistato, nonostante un inizio di settimana difficile dovuto alle dichiarazioni di Draghi nel week-end sul possibile lancio di un piano di QE per fermare la corsa dell’euro e per allontanare lo spettro della deflazione. Il cambio è salito ieri fino a 1,3850, poi ha iniziato una fase di consolidamento. Nelle prossime ore non va escluso un nuovo breakout rialzista con target di breve in area 1,39.

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