Errori comuni: chiudere le posizioni in profitto per mediare le posizioni in perdita

Dimitri Stagnitto

12 Giugno 2011 - 17:37

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Errori comuni: chiudere le posizioni in profitto per mediare le posizioni in perdita

Con questo articolo voglio dare inizio ad un ciclo di brevi analisi su quello che a mio avviso è l’unico vero vantaggio che si può trarre certamente dall’esperienza del trading: ottenere lezioni di vita pratiche e concrete.

Questa serie di articoli si chiamerà «trading: maestro di vita» e l’elenco sarà consultabile qui.

La prima tra le lezioni da tenere a mente è:

Evita di chiudere le posizioni in profitto per aumentare il peso delle posizioni in perdita

Mediare al ribasso è una delle classiche strategie di comportamento di chi fa trading che rischiano di portare all’azzeramento del capitale, specie nei casi in cui si lavora il leva.

Il ragionamento che sta dietro ad un tale atteggiamento, in modo più o meno cosciente, è: «se è salito prima o poi scenderà, se è sceso prima o poi salirà».

Questa affermazione è sensatissima in linea di principio e descrive bene ciò che fanno i mercati, così come la vita: si muovono tra alti e bassi. Il problema però è un altro, ovvero: di quanto si muovono e soprattutto quando smettono di salire per scendere e viceversa.

Certamente un’inversione di un trend non avviene come diretta conseguenza dell’aver pensato da parte di qualcuno «non scenderà più di così», eppure in molti dicono tra sè e se questa frase, spesso in mancanza di analisi e dati di fatto concreti, e sulla base di questa asserzione investono nuovo denaro su una posizione già in perdita anzichè chiudere le posizioni già in perdita aperte.

Un esempio pratico di un comportamento del genere nella vita reale è contenuto nel libro «Change» di Watzlawick, Weakland e Fish che dedica l’intero quinto capitolo alle dinamiche definite «sindrome da utopia».

La sindrome da utopia è data dalla visione (presa per buona) di soluzioni irrealizzabili a problemi reali che porta a tentativi di messa in atto di tali soluzioni che sono sistematicamente delusi.

...Vogliamo dire che un individuo (o magari un gruppo o un’intera società) quando cerca di ordinare il proprio mondo secondo le proprie premesse e vede fallire i suoi tentativi, con una reazione tipica non esaminerà le premesse per accertare l’eventuale presenza di qualche elemento assurdo e non realistico ma, come abbiamo già visto, addosserà la colpa a fattori esterni oppure alla propria inettitudine

.

Queste parole suonano forse come una buona descrizione di situazioni vissute in prima persona da qualcuno?

Per citare degli esempi pratici:

L’idea che la colpa possa trovarsi nelle premesse è intollerabile perchè le premesse sono la verità, sono la realtà. (...) La stessa presa di posizione viene spesso assunta nei progetti di ricerca che si sono rivelati improduttivi: in questi casi la soluzione comunemente tentata è quella di investire più denaro, di elaborare un progetto più grande, in breve di fare più d prima.

....insomma mediare al ribasso. Tutti saranno a conoscenza degli ingenti fondi investiti al CERN di Ginevra nella realizzazione di acceleratori di particelle sempre più potenti e costosi, mentre da decenni nel campo della fisica non si giunge a passi avanti significativi e sembra anzi che l’intera disciplina sia invischiata in un «vicolo cieco teorico».

Ora che il concetto è stato esposto, spero in modo chiaro, dovrebbero saltare alla mente di chi legge decine di esempi di «mediazione al ribasso» o messa in pratica di soluzioni del tipo «più di prima» nella vita di tutti i giorni:

- in azienda, investire la gran parte del budget sulle voci di bilancio con ritorno dell’investimento basso o negativo, togliendo fondi a voci di spesa dal ROI più elevato ("se rendono bene non necessitano di fondi").
- imporre o assecondare un figlio in un’attività in cui non ha alcun talento o alcuno sbocco, e magari alcun piacere nel farla.
- imporsi o assecondare sè stessi nell’acquisizione di competenze per cui non si ha talento, pensando di poter otenere grandi successi semplicemente persistendo (il trading è un’attività tipica in questo senso).

Per concludere, la reiterazione acritica di soluzioni inefficaci o la mediazione al ribasso, che come abbiamo visto sono praticamente la stessa cosa, sono difetti di atteggiamento che hanno rovinato molte esistenze potenzialmente felici e molti fondi ed imprese potenzialmente profittevoli: una verifica continua sul proprio operato, nel trading e nella vita, su questo specifico aspetto è uno dei presupposti per vivere bene e per avere almeno una possibilità di chiudere la propria esperienza di trading sul lungo periodo in attivo.

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