Erasmus 2.0. Anche il tradizionale trasferimento temporaneo dei giovani all’estero per motivi di studio si evolve e passa alla fase successiva: quella del lavoro. Si tratta di un progetto volto a favorire colloqui ed eventuali assunzioni di giovani che lasciano il proprio Paese per andare all’estero. Come riportato da La Repubblica, Erasmus 2.0 si baserà sull’apporto delle scuole e delle università così come delle agenzie per il lavoro, che metteranno in campo risorse, proposte e progetti finalizzati a concretizzare le prospettive dei giovani che si recano nelle città europee per studiare, aiutandoli a compiere l’obiettivo finale: trovare lavoro.
Erasmus for all: dallo studio al lavoro
"Sarà una specie di Erasmus per l’occupazione", dichiara il governo. Lo scopo è quello di favorire l’occupazione giovanile, creando una rete europea che parte proprio dal progetto Erasmus, il quale nel 2014 si potenzierà sia sotto l’aspetto delle risorse e dei contenuti, sia sotto l’aspetto delle risorse e degli strumenti.
Inglobando altri progetti già esistenti, l’Erasmus 2.0 punta a coinvolgere potenzialmente circa 5 milioni di giovani, attraverso un finanziamento che riguarderà un ingente numero di attività, tra cui non solo quelle relative all’istruzione, ma anche quelle riguardanti la formazione professionale, nonché le attività di volontariato.
Sarà uno scambio di esperienze e di strategie volte a favorire la costruzione di un ponte tra il mondo dell’educazione e quello del lavoro. Dunque, un Erasmus a tutto tondo, che garantisca la maturazione personale e professionale e l’adattabilità a diversi contesti lavorativi. L’esperienza all’estero diventa così un qualcosa di più che una semplice esperienza, bensì un qualcosa che assicuri al giovane inoccupato un futuro più concreto.
Una soluzione? Forse un’alternativa, in attesa che il mercato interno del lavoro si sblocchi. Nonché un altro modo per integrare l’Unione Europa sotto un altro aspetto, oltre quello economico.
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