Eni pubblica la trimestrale. Crollano unitile (-46%) e ricavi (-18,5%). Sarà solo colpa del petrolio? Ecco i conti del cane a sei zampe
Eni chiuso il primo trimestre del 2015 con ricavi in discesa del 18,5% a 23,79 miliardi di euro. Causa principale del ribasso è senza dubbio il crollo delle quotazioni del Brent, anche se occorre sottolineare che la produzione di idrocarburi è cresciuta di 1,7 milioni di barili al giorno.
Male anche il risultato operativo adjusted, ridottosi del 55,1% a 1,57 miliardi, e l’utile netto adjusted, che perde il 45,6% a 648 milioni. E della stessa misura si riduce anche l‘utile netto, sceso del 46% su base annua a 704 milioni.
Al contrario, sale, e di parecchio l’indebitamento finanziario netto, cresciuto alla fine di marzo a 15,14 miliardi dai 13,69 miliardi del 31 dicembre 2014.
Tuttavia, il management rassicura che la gestione industriale e del portafoglio limiteranno quest’anno il rapporto tra il debito e le coperture allo 0,3.
Il forte calo delle quotazioni del petrolio impatterà soprattutto sugli investimenti, che nell’anno in corso saranno inferiori a quelli del 2014 anche a parità di cambio.
Nonostante ciò la produzione di idrocarburi crescerà comunque, grazie allo sfruttamento dei nuovi giacimenti e al ramp-up di quelli già avviati nel 2014 e siti, in particolare, in Angola, Venezuela, USA, Norvegia, Libia, Congo ed Egitto.
L’ad Claudio Descalzi commenta così i risultati:
"sono particolarmente soddisfatto dei risultati conseguiti che recuperano per oltre 600 milioni l’effetto scenario negativo determinato dal crollo del prezzo del Brent".
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