L’Eni guarda ancora in Africa al fine di espandere il proprio bacino industriale, e più nello specifico in Angola. L’obiettivo è quello di portare l’estrazione di barili da 130.000 a 200.000 entro 2 anni.
E’ una strategia importante e ambiziosa, che ben si sposa a quella del governo angolano, che punta a far salire il proprio Paese al vertice della produzione petrolifera nella regione sub-sahariana.
L’incontro tra l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, e il presidente dell’Angola José Eduardo Dos Santos, è stato perciò molto proficuo e produttivo e si tradurrà concretamente in un contratto firmato con la Sonangol, la compagnia petrolifera angolana.
I progetti sono chiari e decisi, e si provvederà a realizzarli seguendo le ambizioni dell’Eni, ma sopratutto tenendo conto delle esigenze agolane. "Il memorandum prevede la possibilità di costruire una raffineria a Lobito, costituendo una jv paritetica con Sonangol", ha dichiarato Scaroni. "L’Angola tiene molto a industrializzare anche il sud del Paese, dove non dispone al momento di raffinerie moderne, quindi si tratta di un progetto strategico che prevede investimenti per circa 5 miliardi di dollari, che verrebbero sostenuti in parti uguali da Eni e Sonangol".
Ma i progetti "africani" non finiscono qui: una zona che è balzata in testa ai desideri dell’Eni è infatti il Mozambico, grazie alla scoperta del giacimento di Mamba, una vera fucina di oro nero che la sola industria del Mozambico, molto arretrata, non può sopportare. La proposta è quella di attuare un gemellaggio tra Angola e Mozambico, che si tradurrà dunque in continui e proficui rapporti di collaborazione tra i due Paesi.
Qualcuno potrebbe pensare che le elezioni previste in Angola nel 2012 potrebbero cambiare le carte in tavola, ma in realtà, il favorito numero 1 a presiedere il nuovo governo angolano risponde al nome di Manuel Domingos Vicente. Andate a guardare che posizione occupa in Sonangol e capirete perché dal punto di vista politico non sono previsti problemi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA