La riforma del lavoro targata Fornero ha scontentato tutti: sindacati, lavoratori, giovani e datori di lavoro. La legge, approvata lo scorso luglio dopo lunghe discussioni, ha cercato di ridefinire i contratti di lavoro, favorendo la flessibilità e l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Gli effetti benefici della riforma Fornero sono stati assenti o comunque scarsi rispetto alla vera e propria emergenza che interessa il mondo del lavoro in Italia. A quanto pare i primi passi del nuovo esecutivo targato Enrico Letta vanno proprio nella direzione di una profonda revisione della riforma Fornero vista come una problema da risolvere con importanza prioritaria.
Ministro del lavoro
Dell’importanza di rivedere la riforma Fornero sembra esserne certo il nuovo Ministro del lavoro, Enrico Giovannini che ha già incontrato i rappresentanti delle parti sociali, i segretari generali di Uil e Cgil, Angeletti e Camusso. Adesso è la volta del segretario del Cisl Bonanni e dei membri delle organizzazioni imprenditoriali.
L’intenzioni di operare velocemente e in maniera profonda sulla riforma Fornero era stata palesata del Ministro già in occasione del primo maggio, giorno della festa dei lavoratori. In questa occasione Giovannini aveva dichiarato che
La riforma Fornero è stata disegnata in modo molto coerente per una economia in crescita, ma può avere problemi per una economia in recessione. Bisogna capire cosa modificare, ma il mercato del lavoro ha bisogno della stabilità delle regole
Aggiungendo che
Occorre urgentemente affrontare le emergenze occupazionali di chi il lavoro lo ha perso o non lo trova. Ma soprattutto, occorre rimettere in movimento interi settori economici fiaccati dalla peggiore crisi economica della storia del nostro Paese
Confindustria: priorità tagliare tasse sul lavoro
"Rivedere l’Imu? meglio tagliare le tasse sul lavoro". Così il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha risposto alla domanda sull’Imu, sottolineando la priorità del problema lavorativo. Ieri mattina Squinzi al Politecnico di Milano ha ribadito la priorità dello sgravio fiscale sul lavoro, che ritiene essere più importante dell’intervento sulla tassazione che interessa la casa.
Squinzi ha spiegato la proposta di confindustria: ridurre la tassazione sul lavoro del 9% grazie alla neutralizzazione del costo del lavoro dal calcolo dell’imponibile Irap.
Possibili interventi sulla riforma Fornero
Il primo nodo da sciogliere per il governo Letta è quello dei fondi per fronteggiare il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga che interessa circa 700 mila lavoratori e per il rinnovo dei contratti dei precari della pubblica amministrazione. Fatto questo la seconda mossa sul fronte del lavoro è la revisione della riforma Fornero per incentivare l’occupazione giovanile all’insegna di una semplificazione normativa.
Per quanto riguarda i contratti a termine attualmente sono in ballo due misure. La prima si riferisce agli intervalli temporali obbligatori tra la fine e il rinnovo del contratto di lavoro: la legge 92 del 2012 ha dilatato da 10 a 60 giorni per i contratti con durata fino a 6 mesi, e da 20 a 90 giorni per le forme contrattuali oltre i 6 mesi, con l’effetto di scoraggiare il prolungamento dei contratti da parte delle aziende.
La seconda misura è legata invece alle ragioni che sottostanno al ricorso al contratto a tempo determinato. Si tratta del cosiddetto "causalone" cioè quei motivi tecnici, organizzativi o produttivi che giustificano il contratto a tempo determinato. La Riforma Fornero ha abolito il ricorso al “causalone” per il primo contratto a termine per una durata fino a 12 mesi, che non risulta prorogabile. Per numerosi imprenditori, l’aver di fatto stabilito due regimi diversificati rappresenta un ostacolo applicativo, dal momento che per i contratti che durano più di 12 mesi è prevista la causale.
Altro aspetto da considerare è l’apprendistato che il governo punta a semplificare e, seguendo le orme di altri paesi europei, la youth guarantee. La garanzia giovani dovrebbe essere anticipata di un anno e stanzierebbe 6 miliardi di euro (per tutti i paesi UE) per garantire ai giovani con meno di 25 anni un’offerta lavorativa o formativa entro 4 mesi dalla disoccupazione.
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