La Cancelliera Angela Merkel è al punto più alto del suo potere. Ma la sua vittoria - a spese della caduta dei liberali, suoi partners di coalizione negli ultimi quattro anni, ha un sapore agrodolce.
Nei mesi a venire, la situazione tedesca di bassa inflazione, bassa disoccupazione, bassi tassi di interesse e ragionevole crescita economica, è probabile che lasci spazio ad una situazione meno propizia.
Il primo grande problema della Germania
Un primo grande problema è la difficile situazione in cui versano gli stati periferici dell’Eurozona, con a capo la Grecia. Gli insostenibili livelli del debito di questi paesi non subiranno un miglioramento significativo in seguito alla lenta ripresa economica che sta prendendo piede in Europa. Il ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble ha confermato che Atene avrà bisogno di un ulteriore aiuto l’anno prossimo.
Ciò può rappresentare una spina nel fianco per i contribuenti tedeschi e non solo, anche in seguito alla generale risalita dei tassi di interesse mondiali causata dalla recente dichiarazione del Fed di porre fine alle misure di quantitative easing. Ciò potrebbe spingere al rialzo i costi dell’indebitamento per i paesi periferici dell’UME i quali avevano accolto benvolentieri la discesa dei rendimenti sui titoli pubblici.
Tali misure, che la signora Merkel ha sempre tentato di evitare, sono molto impopolari in Germania. Ma il quadro europeo di crescita piuttosto frammentato premerà la Germania a prendere una posizione più attivista.
La Germania cresce, ma a che prezzo?
Inoltre, la lezione dei decenni più recenti è che i problemi finanziari europei emergono non durante periodi di generale stagnazione economica, bensì coincidono con periodi in cui la Germania cresce a tassi più alti rispetto ai suoi colleghi europei. La crisi valutaria del 1992-93 a seguito dell’unificazione tedesca ne è un esempio, cosi come i disastri dell’UME datati 2010 seguirono l’uscita dalla recessione del 2009 grazie al traino della Germania.
Allo stato attuale, la Germania può beneficiare di un commercio maggiormente diversificato rispetto alla gran parte dei colleghi europei, il che rappresenta un motore di crescita significativo, al contrario dei paesi periferici dell’area monetaria, che dal 2010 hanno adottato politiche di contenimento della domanda per ridurre gli squilibri economici con l’estero.
Crisi, quale scenario possibile per la Germania?
La signora Merkel e i suoi alleati sembrano fare affidamento sulla crescita economica statunitense e, senza alcun dubbio, su un dollaro più forte (il che aiuterebbe le esportazioni europee cosi come accadde alla fine degli anni ’90, poco prima che l’euro entrasse in circolazione). Questo sarebbe un risultato ottimistico per i prossimi due anni. Una valutazione più realistica è che il capitale affluito dai paesi centrali (la Germania in primis) ai paesi periferici nel corso dell’ultimo anno ritorni in patria nei mesi a venire, in maniera del tutto simile a quanto accaduto al capitale affluito nelle economie dei paesi emergenti. Se questo accadesse, le capacità di gestire la crisi da parte della signora Merkel sarebbero nuovamente messe alla prova.
| Libera traduzione da: David Marsh per il Financial Times |
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