Elezioni USA: 300.000 voti scomparsi nel nulla. Cosa c’è di vero?

Flavia Provenzani

6 Novembre 2020 - 12:14

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300.000 voti sarebbero scomparsi nel nulla in occasione delle Elezioni USA 2020. C’è chi grida allo scandalo sui social, ma cosa c’è di vero? Facciamo un fact checking.

Elezioni USA: 300.000 voti scomparsi nel nulla. Cosa c’è di vero?

Si moltiplica l’incertezza e la polemica intorno alle Elezioni USA 2020: online dilaga la notizia per cui il servizio postale americano avrebbe perso o comunque non consegnato a destinazione centinaia di miglia di voti, un’eventualità che ha scatenato caos e indignazioni sui social network.

Si parla di circa 300.000 voti non pervenuti, una quantità che - dato il testa a testa tra il democratico Biden e il repubblicano Trump - potrebbe far pendere definitivamente l’ago della bilancia e stabilire il vero vincitore.

Ma cosa c’è di vero? È opportuno un fact checking.

300.000 voti persi: cade lo scandalo sulle Elezioni USA 2020

La voce di un simile scandalo ha iniziato a diffondersi dopo che il Washington Post e il New York Times hanno riferito che mancano all’appello circa 300.000 schede. Da quel momento in poi, la questione è diventata virale, soprattutto sui canali di social network legati al partito democratico.

Ma attenzione: non vi è alcuna prova che queste 300.00 voti non siano arrivati a destinazione. Il fatto che queste schede non siano state scansionate, come riportano i due quotidiani americani, non significa che non siano state consegnate. Secondo l’USPS, il servizio postale degli Stati Uniti, la mancanza delle conferme di recapito si spiega con il fatto che esse siano state raccolte direttamente dal flusso di posta per accelerarne l’elaborazione.

Fact checking: la versione dei fatti del servizio postale USA

Nella sua testimonianza di mercoledì e giovedì presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti del Distretto di Columbia, Kevin Bray della USPS, responsabile di tutta l’elaborazione della posta durante le elezioni 2020, ha affermato che il servizio postale sapeva che, a causa del volume straordinario di voti inviati via posta, un numero significativo di voti non sarebbe passato attraverso le regolari scansioni pur di essere consegnato in tempo.

Mark Dimondstein, presidente dell’American Postal Workers Union, è d’accordo con questa versione dei fatti.

Una delle misure che l’USPS ha messo in atto per accelerare il flusso di lavoro ha coinvolto i lavoratori incaricati di selezionare manualmente le schede dal sistema di elaborazione. Poiché sono stati rimossi dal normale flusso postale, non sono state espletate le relative scansioni.

«L’ipotesi che vi siano delle schede non tracciate all’interno della rete del servizio postale è imprecisa», hanno dichiarato dall’USPS alla luce di questi rumors. Nel comunicato si legge inoltre che:

«Queste schede sono state consegnate in anticipo rispetto alle scadenze elettorali. Abbiamo impiegato misure straordinarie per consegnare le schede direttamente alle commissioni elettorali locali. Quando ciò si verifica, per impostazione predefinita, queste schede eludono determinate operazioni di elaborazione e non ricevono una scansione finale. Sono spedite direttamente alle commissioni elettorali».

Il giudice del tribunale distrettuale Emmet Sullivan ha ordinato alcuni controlli sulle strutture dell’USPS per verificare l’eventuale presenza di schede non pervenute.

Fonte: CNN

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