Elezioni Europee: attenzione al Trattato Transatlantico di libero scambio

Dimitri Stagnitto

15/04/2014

Durante la prossima legislatura Europea potrebbe essere approvato il Trattato Transatlantico di libero scambio, ecco cosa c’è da sapere al riguardo prima delle prossime elezioni Europee.

Elezioni Europee: attenzione al Trattato Transatlantico di libero scambio

A maggio, dal 22 al 25, i cittadini Italiani, così come tutti i cittadini Europei, saranno chiamati a votare per le elezioni Europee.

L’appuntamento dista poco più di un mese e nel concreto non sta avvenendo praticamente nessuna campagna elettorale che tratti i temi a cui è legato questo specifico voto: si parla al massimo delle prossime europee come del "referendum sull’Euro" dato che molti cittadini Europei potrebbero votare per fazioni critiche verso la moneta unica e l’Unione Monetaria Europea dopo oltre 5 anni di crisi.

Non che su questo tema sia troppo chiaro chi si debba votare per esprimere questo dissenso: il Movimento 5 Stelle è troppo ondivago sull’argomento e la Lega Nord che ha recentemente preso in mano il tormentone NO EURO è un partito storicamente troppo legato a questioni territoriali per rappresentare l’elettorato dell’intero Paese sulla sola questione Euro.

Oltre a una linea chiara sull’Euro i cittadini Europei dovrebbero però chiedere maggiore chiarezza in questa fase pre voto sul Trattato Transatlantico di libero scambio, un’accordo che sarà al centro del lavoro dell’Europa nei prossimi mesi e che, se approvato, andrebbe a creare il più grande mercato unico del Mondo.

Sarebbe una cosa positiva? Non necessariamente.

Il Trattato Transatlantico di libero scambio ha un difetto di fondo: se ne sa e se ne parla pochissimo motivo per cui manca il sano processo di discussione democratica (che proprio a un mese dalle elezioni dovrebbe essere al suo culmine) che possa portare alla luce pregi e difetti di un accordo che finirebbe per avere un impatto enorme sulle Economie e sulle vite dei cittadini Europei.

Secondo Le Monde Diplomatique si tratterebbe di una riproposizione leggermente modificata dell’accordo multilaterale sugli investimenti (Mai), negoziato con lo stesso basso profilo dai membri dell’Ocse tra il 1995 e il 1997.

Secondo questo trattato, affossato ai tempi da un pesante dissenso popolare nel momento in cui se ne seppero i dettagli, le aziende private (in particolar modo le grandi Multinazionali) avrebbero avuto il diritto di richiedere il pagamento di danni e compensazioni da parte degli Stati aderenti al trattato che non avessero rispettato i vincoli concordati sulla possibilità di accedere al mercato, sul costo del lavoro e così via.

Sembra poco? Non lo è, di fatto la capacità delle imprese di esercitare pressione sulle istituzioni crescerebbe enormemente rendendo il gioco ancor più squilibrato di quanto non sia adesso: qualsiasi misura attuata a difesa dei cittadini e dei consumatori (per fare degli esempi la tracciabilità degli alimenti, l’indicazione geografica, la garanzia di assenza di ingredienti OGM) potrebbe essere impugnata dall’impresa "limitata" e resa nulla, oltre a fruttare un rimborso all’azienda "lesa" da pagarsi con soldi pubblici.

In Italia e in Europa siamo ormai da decenni in un percorso in cui lo Stato si fa sempre più limitato e discreto nel regolare la vita economica sul suo territorio: privatizzazioni e liberalizzazioni sono una parte di questo processo e gli esiti di questo tipo di operazioni dovrebbero già essere chiari a tutti. Il Trattato Transatlantico di libero scambio non sarebbe altro che un’ennesima accelerazione di questo processo, sarebbe auspicabile che i cittadini fossero informati al riguardo e avessero modo di discuterne prima di votare le istituzioni che andranno a definire ed eventualmente a concludere questo accordo nel giro dei prossimi 24 mesi.

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