Il mondo guarda all’Italia, con un po’ di paura e tanta preoccupazione: l’esito delle elezioni italiane 2013 viene visto come un punto di svolta per il nostro Paese e per l’Europa tutta. Con l’embargo dei sondaggi, i cittadini italiani vagano nel vuoto dell’indecisione, mentre sulle tv e nelle piazze delle principali città, le principali forze politiche chiudono i battenti alla propria campagna elettorale. E all’estero, cosa dicono? Gli analisti, ormai è noto, preferirebbero Monti e, subito dietro, Bersani: una scelta di questo tipo non spaventerebbe i mercati. Mercati che sarebbero affossati nel caso di una vittoria di Berlusconi o Grillo. Si tratta di "strategie del terrore" oppure sul voto italiano pesa l’influenza della troika (e non solo)?
Gli endorsement dei principali media stranieri
Il Time ha pubblicamente appoggiato Pierluigi Bersani: pur rimarcando la sua assenza di carisma e personalità, il leader del PD viene considerato l’uomo giusto per guidare il Paese dopo gli anni "indisciplinati" del governo Berlusconi. La scelta ideale per il Time sarebbe dunque quella di far vincere il PD, anche perché Bersani si è dimostrato un abile ministro nell’ultimo governo Prodi.
Il Times, invece, dà il suo endorsement a Mario Monti, l’uomo giusto per guidare l’Italia fuori da un clima di immobilismo: grazie alle sue riforme, infatti, secondo il giornale britannico l’Italia è uscita da una spirale di crisi che sarebbe di gran lunga peggiorata se Berlusconi non avesse rassegnato le sue dimissioni e se non fosse stato sostituito dal Professore. Nel nostro Paese, è l’opinione del Times, ci sarebbe bisogno di più Monti. Chissà cosa ne pensano i contribuenti italiani, vessati dalla pesante tassazione imposta dal governo tecnico nell’ultimo anno.
Anche il Financial Times sostiene il Professore o, al massimo, il PD di Pierluigi Bersani, ma non nasconde la sua più viva preoccupazione per una probabile rimonta del Pdl di Silvio Berlusconi, memore di quanto successo nel 2006, quando vinse Romano Prodi, ma con un pugno di voti. E la preoccupazione principale del Financial Times sta proprio nella formazione di un governo incerto e instabile che potrebbe diventare facile preda di un’opposizione anti-europeista.
L’agenzia di stampa Reuters, invece, disegna un quadro piuttosto particolare dello scenario politico italiano. Il prossimo leader italiano potrebbe essere un uomo finito nello scandalo Mps (Bersani), un magnate dei media in decadenza (Berlusconi), un comico nemico del sistema (Grillo), un tecnocrate (Monti). Nella lista figura perfino un ex poeta comunista (Vendola).
Il quotidiano tedesco Die Welt sostiene invece Mario Monti, ma assume anche un atteggiamento realista nell’affermare come sarà molto improbabile che possa vincere queste elezioni o assumere una posizione di potere, in quanto incapace di farsi capire agli italiani e costretto nel ruolo sgradito che ha ricoperto fino alle sue dimissioni.
Lo spagnolo El Pais e il francese Le Monde preferiscono puntare l’attenzione sul déjà-vu tipicamente italiano che fa riemergere i ricordi al clima del 1992, ovvero agli anni di Tangentopoli, dove la necessità di una rottura con il passato e l’urgenza di un uomo nuovo crearono poi il fenomeno Berlusconi. Salgono dunque alla ribalta le forze "minori" (che a ben vedere "minori" non sono affatto), come Antonio Ingroia e, soprattutto, Beppe Grillo. Ed è proprio il paragone implicito tra il Berlusconi del 1994 e il Grillo del 2013 che emerge dalle riflessioni dei due media. El Pais, ad esempio, dipingendo l’attuale clima di crisi del sistema e di corruzione, elegge i giudici a paladini della giustizia e il populismo a erede/sostituto della (vecchia) politica.
Il New York Times, invece, così come il Der Spiegel e la BBC, vedono nell’alleanza tra il PD di Pierluigi Bersani e la lista di Mario Monti l’unica opzione possibile per far fuori l’opposizione anti-europeista e anti-austerity.
E se il Guardian avverte su una difficile e forse impossibile coalizione tra il Centro e la Sinistra, la rete Abc è l’unica che sembra temere seriamente il ritorno di Berlusconi grazie a un ennesimo miracolo televisivo.
Stampa schierata? Sicuramente: gli endorsement sono una prerogativa dei media internazionali. Ora la palla passa all’elettorato italiano: chissà come verrà giudicato il suo comportamento alle urne dalle prime pagine dei giornali stranieri.
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