Cosa succede in caso di false dichiarazioni a pubblico ufficiale? I rischi, le pene e quando la dichiarazione mendace è reato.
Le false dichiarazioni a un pubblico ufficiale sono informazioni non veritiere rilasciate per un atto pubblico, o comunque quando la legge prevede l’obbligo di dire la verità, davanti a un pubblico ufficiale che sta esercitando le sue funzioni.
Esse costituiscono un reato secondo quanto disciplinato dal Codice Penale, articolo 495. Una dichiarazione mendace, quindi, diventa punibile in determinate circostanze, ma è lecita se non è resa davanti a un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, o se non sussiste un obbligo giuridico di dire la verità.
Di seguito, una breve guida per chiarire cosa si rischia con false dichiarazioni a un pubblico ufficiale.
Cos’è il reato di falsa dichiarazione
In diritto penale, con “falsa dichiarazione” si intende quando una persona attesta o dichiara il falso, sapendo di mentire, in un contesto in cui la legge impone di dire la verità.
Di solito succede:
- davanti a un pubblico ufficiale che esercita le sue funzioni;
- in un atto pubblico o in un documento ufficiale (ad esempio autocertificazioni, dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà)
La normativa di riferimento è il Codice Penale negli articoli:
- 495 c.p. – “Falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri”, per esempio dare un nome falso alla Polizia;
- 483 c.p. – “Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”, per esempio dichiarare un titolo di studio mai conseguito in un’autocertificazione
In sintesi, per diventare reato una falsa attestazione ha bisogno della contemporanea presenza di tre elementi: somma di tre elementi: soggetto privato (non un pubblico ufficiale), pubblico ufficiale presente (o atto pubblico), obbligo giuridico di dire la verità (es. generalità, autocertificazioni).
Se manca uno di questi, non è reato penale, ma possono esserci comunque sanzioni amministrative (es. decadenza da benefici o concorsi).
In particolare la legge prevede che:
Chiunque dichiara o attesta falsamente al pubblico ufficiale l’identità, lo stato o altre qualità della propria o dell’altrui persona(2) è punito con la reclusione da uno a sei anni. La reclusione non è inferiore a due anni:
- se si tratta di dichiarazioni in atti dello stato civile [483 2, 567 2; 449];
- se la falsa dichiarazione sulla propria identità, sul proprio stato o sulle proprie qualità personali è resa all’autorità giudiziaria da un imputato o da una persona sottoposta ad indagini, ovvero se, per effetto della falsa dichiarazione, nel casellario giudiziale [c.p.p. 603] una decisione penale viene iscritta sotto falso nome.
Chi è un pubblico ufficiale?
Per comprendere il reato di falsa attestazione dobbiamo anche chiarire chi sono i pubblici ufficiali ai quali vietato dare informazioni non veritiere.
Per farlo dobbiamo partire dal dettato dell’articolo 357 (comma I) del Codice Penale. Qui si legge che “agli effetti della legge penale, sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa”; quindi il pubblico ufficiale è qualsiasi persona che ricopre un ruolo formale all’interno di una pubblica amministrazione, come ad esempio i militari delle Forze Armate, gli impiegati pubblici e gli insegnanti.
Anche i controllori dei mezzi pubblici, nell’esercizio delle loro funzioni, sono dei pubblici ufficiali; ecco perché anche chi mente sulle proprie generalità, ad esempio per evitare una multa, rischia di essere punito con la reclusione.
La seconda condizione necessaria affinché sussista il reato di falso riguarda il contenuto della dichiarazione menzognera che deve avere come oggetto l’identità, lo stato o altre qualità della propria persona o di un soggetto terzo. Per “identità” si intendono tutti quei dati che contribuiscono a individuare anagraficamente una persona, come il nome, il cognome o la data di nascita.
Lo “stato”, invece, è la condizione che la persona ricopre all’interno della comunità sociale. Costituisce reato quindi mentire sulla cittadinanza o sullo stato coniugale.
Infine, il termine “qualità personale” comprende tutte le informazioni valide per identificare una persona dal punto di vista “qualitativo”; rientrano in questo ambito i dati sulla propria professione e sulla residenza.
Mentire su questi dati, quindi, può essere molto pericoloso perché si rischia di doverne rispondere in un processo penale al quale può seguirne un periodo di reclusione.
Cosa si rischia a dichiarare il falso: la pena
Una dichiarazione mendace è punibile con la reclusione che va da uno a sei anni; questo termine è stato aumentato con il “Pacchetto Sicurezza”, così come l’aspetto sanzionatorio previsto nel secondo comma dell’articolo 495.
Qui viene stabilito che la reclusione non può essere inferiore ai due anni quando la falsa attestazione riguarda delle dichiarazioni in “atti dello Stato Civile”. Il minimo di due anni vale anche per coloro che mentono sulla propria “identità, stato o qualità personali” nonostante siano sottoposte a indagini investigative.
Denuncia per falsa dichiarazione, le conseguenze
Cosa succede in caso di denuncia per falsa dichiarazione?
Innanzitutto, la Procura apre un fascicolo, sente i testimoni, acquisisce i documenti falsi.
Se ci sono elementi di prova, la persona sospettata di reato può ricevere l’informazione di garanzia (non è condanna ma segnale che sei indagato).
Se non si archivia il caso, si va a giudizio. Si può difendere la buona fede o l’assenza di dolo.
Se si riconosce la colpa, il giudice stabilisce la pena. Se incensurata, la persona può avere:
- Sospensione condizionale
- Messa alla prova (se ammessa, estingue il reato)
- Pena pecuniaria sostitutiva
Altre possibili conseguenze comprendono: la decadenza da benefici (se hai ottenuto contributi, agevolazioni o graduatorie) e l’obbligo di restituzione di quanto indebitamente percepito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA