Pare che quando si parla di contratti derivati ormai l’illegalità sia la vera norma.
Dopo un’indagine durata due anni, l’Antitrust Europea accusa 13 banche internazionali, tra le più importanti del mondo, di aver violato le norme comunitarie sulla concorrenza , stringendo accordi fuori legge nel periodo 2006-2009.
Lo scandalo derivati non accenna a fermarsi quindi, ma anzi si allarga a macchia d’olio, coinvolgendo istituti grandi e piccoli all’interno di una speculazione senza fine.
La vera domanda ormai non è più perché gli istituti agiscono spesso ai limiti della legge, ma perché non si riesca a frenare questo malcostume diffuso a livello mondiale.
I nomi degli istituti
Sono 13 le banche sotto accusa. Nomi di primo piano a livello internazionale che per 3 anni hanno utilizzato contratti derivati violando le norme Europee:
- Goldman Sachs,
- Deutsche Bank (già coinvolta nello scandalo MPS),
- Bank of America Merrill Lynch,
- Barclays,
- Bear Stearns,
- BNP Paribas,
- Citigroup,
- Morgan Stanley,
- Credit Suisse,
- HSBC,
- JP Morgan,
- Rbs,
- Ubs.
Le accuse
L’Antitrust europea aveva avviato un’indagine nel 2011. I sospetti riguardavano l’accesso privilegiato che le più importanti banche d’affari del mondo avevano avuto ad alcuni informazioni importanti raccolte dalla banca Markit.
Queste informazioni avrebbero permesso ai grandi istituti d’investimento di sbaragliare la concorrenza, mettendo in atto un vero e proprio abuso di posizione dominante.
Una cattiva condotta volta a salvaguardare i propri introiti, in barba alle dure regole imposte dall’alto.
I derivati sotto accusa sarebbero stavolta quelli sul rischio di credito. Le banche avrebbero infatti stipulato un accordo sotterraneo allo scopo di evitare che questi credit derivatives venissero spostati sui mercati regolamentari, cosa che avrebbe comportato una perdita delle commissioni ottenute dalla negoziazione degli strumenti.
Deutsche Boerse e Chicago Mercantile Exchange, due dei più importanti operatori di mercato al mondo, avevano richiesto di poter avviare gli scambi sui credit derivatives, ma i 13 istituti, che controllano Isda e Markit, avrebbero di fatto intimato ai due organismi di assegnare le licenze solo sui mercati over-the-counter, cioè sui mercati non regolamentati, allo scopo di evitare una riduzione delle entrate che, in qualità di intermediari, sono garantite sui mercati otc.
Il responsabile UE alla Concorrenza, Joaquin Almuria, ha così commentato:
Sarebbe inaccettabile se le banche avessero collettivamente bloccato gli scambi per proteggere i loro introiti dalla negoziazione dei derivati sui mercati non regolamentati”
Ricordiamo infatti che gli OTC implicano costi più alti per gli investitori, nonché una maggiore esposizione a rischi sistemici.
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