Non solo Gérard Depardieu, ma anche Bernard Arnault e Hugues Taittinger fecero scalpore: quando si tratta di dover pagare le tasse, scappano, fuggono, chiedono cittadinanza in un Paese in cui mai avrebbero sognato di trasferirsi. Chi sono i ricchi che fuggono dal fisco? Fanno bene o male? La risposta verrebbe quasi da sé, considerando il rapporto di quanto è il loro guadagno rispetto all’esborso fiscale obbligatorio che sono costretti a versare, soprattutto se confrontato a sua volta con i giovani senza lavoro e i poveri operai. Il tema è delicato, e si rischia facilmente di cadere nel populismo. Niente commenti da parte nostra, ci limitiamo solo a riportare quello che dichiarano le varie fazioni, i pro e i contro (ed è facile immaginare chi sta dall’una e dall’altra parte).
Ricchi in fuga dalla Francia
In Francia, tuttavia, sono in molti a essere arrabbiati con Gérard Depardieu. Sono in molti a volere che il celebre attore non rimetta più piede in Francia. La sua eclatante dichiarazione di voler espatriare in Belgio, che poi lo ha condotto a richiedere (invece) la cittadinanza russa (dopotutto in Russia il reddito è tassato al 13%) a causa del rifiuto di Bruxelles, è stato considerato un affronto dalla maggior parte dei francesi, soprattutto da quelli che hanno votato Hollande e che ritengono le sue misure ampiamente giustificate.
Giustificazioni che possono pendere anche dalla parte dei "ricchi in fuga dal Fisco", se è vero che Depardieu ha pagato l’85% sui compensi 2012, versando in tutto, da quando è cominciata la sua carriera, ben 145 milioni di euro nelle casse dello Stato francese.
Non solo Depardieu, dicevamo, ma ancor prima Bernard Arnault, il Ceo di Lvmh, l’uomo più ricco della Francia (e, forse, d’Europa), che ha richiesto la cittadinanza belga per evitare che la tassazione del 75% sul proprio reddito, voluta da Hollande.
Tra gli altri francesi in fuga, si conta anche Hugues Taittinger, della maison de Champagne, anche lui in fuga in Belgio. Perché in Belgio e non in Lussemburgo? In tanti se lo chiedono, ma la risposta è presto detta: seppure il Lussemburgo risulta essere un paradiso fiscale molto più promettente del Belgio, Bruxelles è decisamente più appetibile sotto l’aspetto culturale e delle opportunità.
Fughe anche da Regno Unito e Stati Uniti
Tuttavia non è solo Hollande il principale capro espiatorio. La percentuale di fughe all’estero ha registrato un incremento negli ultimi anni anche nel Regno Unito (in seguito all’aumento dell’aliquota più alta al 50% per i redditi sopra un milione di sterline) e negli Stati Uniti (+16% nel 2011).
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