Il Decreto enti locali, in via di elaborazione al Governo, prevede l’assegnazione ai Comuni di un anticipo del gettito Imu pari a 1,3 miliardi di euro
Continua l’elaborazione del Decreto enti locali che dovrebbe tradurre in norme la riforma del Patto di Stabilità e rendere applicabili le intese già stabilite tra governo e amministratori locali.
In proposito martedì pomeriggio si è tenuto a Palazzo Chigi un incontro tra il presidente dell’Anci Piero Fassino e il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Tra i temi al centro della discussione vi è stato quello della copertura finanziaria degli enti locali necessaria per sostenere le spese pubbliche nel breve periodo.
La soluzione proposta è alquanto innovativa in quanto prevede che il Governo stanzi circa 1,3 miliardi di euro per riempire le casse dei Comuni. In che modo? Attraverso l’assegnazione di un “anticipo” del gettito Imu previsto per giugno che sarà poi trattenuto nel momento in cui l’intera somma verrà versata agli enti locali.
La quota che verrà messa a disposizione dei Comuni, pari circa al 15% del gettito Imu, garantirà loro una certa liquidità in attesa della prima ondata di incassi che arriverà tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.
Si tratta di un meccanismo volto ad evitare le anticipazioni azzardate compiute negli anni precedenti, effettuate di solito sul fondo di solidarietà comunale: nel 2013 e soprattutto nel 2014 il sistema degli "acconti" aveva infatti assegnato a molti Comuni una somma superiore al 100% del fondo spettante, determinando in seguito una complessa azione di recupero.
Il Decreto enti locali dovrà includere le regole del nuovo Patto di Stabilità basato sul tentativo di soddisfare in particolare due esigenze.
La prima esigenza indica la volontà del Governo di incentivare i comportamenti “virtuosi” degli enti locali, valutati in termini di capacità di ridurre la spesa corrente e di riscossione delle entrate di propria competenza.
La riduzione della spesa sarà valutata confrontando la spesa del 2013 con quella media 2009-2010: 350 milioni verranno distribuiti ai Comuni che hanno registrato una diminuzione di uscite e addebitati agli enti che, al contrario, hanno visto crescere la propria spesa.
La verifica della riscossione delle entrate, relativa al periodo 2008-2012, indurrà invece a chiedere di più a chi ha riscosso meno.
La seconda esigenza, al centro dell’interesse degli amministratori locali, è quella di attenuare gli effetti collaterali dei parametri lineari e le incognite legate alle nuove politiche sulla contabilità.
Nel frattempo il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato il Decreto relativo alla certificazione del saldo finanziario che i Comuni devono consegnare entro il 31 marzo e che fa inevitabilmente riferimento alle vecchie sanzioni dal momento che il Decreto enti locali è ancora in via di definizione.
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