E’ prevista per le 15 di questo pomeriggio la seduta della giunta che dovrà votare per la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. La condanna definitiva della Cassazione per il cavaliere è ormai notizia vecchia, ma continua ad occupare tutte le prime pagine del giornale perché ancora si discute sugli effetti della sentenza.
Berlusconi in quanto condannato, deve decadere come Senatore, oppure no?
Intorno a questa domanda ruota il futuro, almeno politico, del Cavaliere, la tenuta del governo Letta e l’andamento delle aziende di famiglia da sempre legate alla vita politica di Berlusconi.
Oggi tocca alla giunta
Sarà Andrea Augello, esponente del Pdl a presentare la sua relazione di circa 90 pagine sulla decadenza di Berlusconi. Poi toccherà alla giunta dare il proprio parere, favorevole o contrario. Secondo le indiscrezioni circa l’apparenza politica dei membri della giunta, per Berlusconi la situazione non si metterebbe bene: 14 senatori voterebbero a favore della decadenza e 8 contro.
Strasburgo: il quarto grado di giudizio?
In attesa di vedere ciò che accadrà oggi in sede di riunione della giunta il Pdl punta in alto, e deposita un ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Mossa questa, che potrebbe concedere un doppio vantaggio a Berlusconi. Secondo alcune voci di corridoio infatti il Pdl potrebbe già nella giornata di oggi chiedere la sospensione dei lavori della giunta al Senato almeno fino alla decisione della corte di Strasburgo di accogliere o meno il ricorso presentato a difesa di Berlusconi. Se la situazione prendesse questa piega il cavaliere e il partito avrebbero guadagnato non meno di un anno, ovvero il tempo stimato perchè la corte di Strasburgo possa prendere una decisione in merito.
In un certo senso quindi il Pdl sta cercando di accreditare la Corte dei diritti dell’uomo come "quarto grado di giudizio" dopo quello della corte di Cassazione italiana. E l’accoglimento a Strasburgo del ricorso di Berlusconi avrebbe, oltre al merito di far guadagnare tempo al cavaliere, anche un certo peso politico a favore del Popolo della Libertà.
Parola d’ordine: "responsabilità"
La giornata di oggi sarà certamente importante per il futuro politico di Silvio Berlusconi, ma non determinante visti gli assi nella manica ancora a disposizione del cavaliere. Il governo della larghe intese trova infatti la sua ragione di esistere nell’alleanza (anche se forzata) con il Pdl che potrebbe decidere di staccare la spina a Letta in qualsiasi momento.
La parola dominante in questi giorni è "responsabilità", invocata da entrambe le parti politiche. Il Pd chiede responsabilità al Pdl affinché, qualunque sia la decisione della giunta, non tolga il sostegno al governo che sta cercando di far uscire il paese dalla crisi. E dall’altra parte il Popolo della Libertà chiede responsabilità alla giunta, auspicando una decisione a favore del maggior rappresentante del partito di centrodestra italiano.
Letta intanto si dice sereno sulla prosecuzione dell’esecutivo e non mostra preoccupazione per le continue minacce di dimissioni da parte dei ministri pidiellini. Non resta che attendere la decisione di oggi della giunta e le reazioni, più o meno responsabili, delle parti coinvolte.
Mediaset: cosa rischia?
Se non decisiva, questa settimana sarà comunque importante anche per le aziende della famiglia Berlusconi. Cosa potrebbe succedere? Ovviamente i rischi più seri per Mediaset, Mediolanum e Mondadori, le tre società di Berlusconi quotate in borsa, arriverebbero dalla decadenza dell’ex premier.
Se Berlusconi infatti dovesse uscire sconfitto da questa settimana di fuoco il peggio potrebbe toccare alle sue aziende, già da qualche settimana nel mirino del mondo finanziario. Gli investitori italiani e stranieri auspicano il mantenimento di una certa stabilità politica del paese. Se Berlusconi e il suo partito facessero cadere il governo in seguito alla decisione della giunta di far decadere il cavaliere, si può ipotizzare una forte ondata di vendite dei titoli di Mediaset.
Da una parte le aziende di Berlusconi dovrebbero affrontare la destabilizzazione determinata dalla decadenza del leader del Pdl e dall’altra la sfiducia degli investitoti nel paese causata dalla caduta del governo e dall’instabilità generale.
Ultimo tassello di questo complicato scenario riguarda la Fininvest e il lodo Mondadori. In ottobre infatti è attesa anche la decisione sul risarcimento di 560 milioni di euro che l’azienda dovrebbe pagare alla Cir Carlo de Benedetti.
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