CRISI, EUROZONA. La zona euro conta di dare il via libera Venerdì a una nuova tranche di finanziamenti, vitali per la Grecia e per evitare il default del Paese. Da alcuni giorni si sta assistendo a una estenuante maratona nel tentativo di salvare la moneta unica, una corsa in affanno sotto la pressione di tutto il mondo, che teme il contagio della crisi.
I Ministri delle finanze dei 17 paesi dell’Unione monetaria si riuniscono oggi a Bruxelles per preparare il primo summit europeo di Domenica, a lungo considerato il vertice dell’ ultima chance.
La grandezza del compito è notevole, in virtù delle divergenze che contrappongono Parigi e Berlino, e che hanno indotto a rinviare il tanto atteso annuncio alla prossima settimana, con un secondo summit previsto, al più tardi, il 26 ottobre.
"I francesi non si muovono di una virgola" nei negoziati per risolvere la crisi del debito nella zona euro, avrebbe affermato il cancelliere tedesco Angela Merkel, secondo quanto riportato dal tabloid tedesco Bild.
Preoccupato per questi nuovi ostacoli, il presidente degli stati Uniti Barack Obama ha partecipato Giovedì sera a una videoconferenza con il suo omologo francese Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e il primo ministro britannico David Cameron.
Anche la Cina solleva la propria preoccupazione. Ricevendo il presidente dell’Ue Herman Van Rompuy, il premier cinese Wen Jiabao, ha chiesto Venerdì, oltre alle misure di emergenza "profonde riforme istituzionali delle politiche finanziarie e di bilancio" dell’Unione europea.
Francia e Germania sono impegnate in un braccio di ferro sul potenziamento del Fondo europeo di di stabilità finanziaria (EFSF), uno strumento chiave per (sperare di) prevenire il contagio della crisi del debito in paesi come la Spagna e l’Italia, nel mirino dei mercati.
Parigi vuole trasformare il fondo in banca perchè possa approvvigionarsi presso lo sportello della Banca centrale europea (BCE), mentre Berlino rifiuta questa possibilità, sostenendo che ciò violerebbe i trattati europei.
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L’unica certezza nell’immediato: i ministri dovrebbero siglare il loro accordo di principio per il pagamento in Novembre della sesta rata dei prestiti internazionali alla Grecia, che ammonta a 8 miliardi di euro, come evidenziato da un documento preparatorio europeo.
"E’ il minimo che ci si possa aspettare" dalla riunione ministeriale, ha confermato una fonte del governo ellenico.
Il pagamento di questa somma, che deve ottenere il via libera dell’Europa (quasi certa) e del FMI (meno sicuro di sbloccare i fondi) e per cui Atene ha adottato Giovedì una nuova legge-austerità, molto contestata nel Paese, che prevede nuovi tagli salariali e il licenziamento di circa 30.000 lavoratori nel settore pubblico, è di vitale importanza per la Grecia. Senza il denaro il Paese potrebbero rischiare il default.
Il pagamento della nuova tranche "dipende per l’Europa dalle decisioni dell’Eurogruppo, mentre per il FMI dipende dalla solvibilità del paese, e dal fatto di sapere se l’Europa garantirà il finanziamento della Grecia nei prossimi 12 mesi", ha dichiarato il ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos.
Un altro tema sul tavolo nei prossimi giorni: la questione della ricapitalizzazione delle banche in Europa. Il fabbisogno dovrebbero oscillare tra gli 80 e i 100 miliardi di euro, una cifra inferiore a quella suggerita dal Fondo Monetario Internazionale, ha reso noto una fonte europea.
Rimangono da definire i termini dell’operazione: quali banche saranno coinvolte? Quale il calendario? E soprattutto con quali mezzi le banche hanno intenzione di ricapitalizzarsi?
L’Europa chiede uno sforzo maggiore ai paesi sotto la pressione dei mercati, Italia in testa.
"Ci aspettiamo che questa domenica l’ Italia ribadisca in modo chiaro i suoi piani di risanamento dei conti pubblici e di riforme strutturali", ha affermato il commissario europeo per gli affari economici Olli Rehn al quotidiano Les Echos.
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