CRISI, EUROPA - Sta diventando sempre più difficile per i leader europei fare annunci vittoriosi all’indomani del vertice UE, la cui portata, annunciata con squilli di tromba e rullo di tamburi, era stata definita "storica". La maggior parte dei cittadini europei rimarrà, come spesso accade, perplessa, di fronte alla ricetta, piuttosto tecnica, che rappresenta la cura della crisi, quello che viene definito "un piano di salvataggio". Per ora, solo i mercati hanno deciso - per quanti giorni? - di entusiasmarsi per quello che assomiglia di più ad un esercizio di creatività finanziaria di una banca d’affari piuttosto che a una decisione di governi mossi da una visione comune, o almeno, da una pura e semplice volontà politica. Per rilanciare il sogno europeo nel popolo confuso confusa, niente di più che un "veicolo speciale d’investimento" ...
Vent’anni dopo, la bolla di Maastricht si schianta sulla seconda crisi finanziaria: il mercato e la moneta unica dovevano far convergere l’Europa politica e incoraggiare la virtù fiscale. Oggi, il tandem franco-tedesco, guardato con sospetto e insofferenza dai suoi partner dell’Europa dei ventisette, presenta come una vittoria una soluzione che, per assorbire una crisi del debito sovrano, crea più di debito (coinvolgendo la virtuosa BCE) e promette denaro pubblico alle banche. Per quanto riguarda la rivoluzione della governance europea, sarà limitata alla creazione di una sorta di “revisore dei conti” incaricato di sorvegliare i paesi debitori. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno promesso un approccio globale e sostenibile. Globale: l’accordo dovrebbe probabilmente coinvolgere la Cina, chiamata in causa per finanziare il piano. Sostenibile? Traian Basescu, il ministro rumeno delle Finanze afferma: "Che l’importo della ricapitalizzazione delle banche sia di 100 o 200 miliardi di euro, sarà sufficiente per sei o sette mesi".Questo è un orizzonte che i leader UE saranno in grado di gestire. E poi?
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