Crisi economica in Italia non ha fine: 9.000 aziende fallite nel 2012

Daniele Sforza

22 Novembre 2012 - 16:30

Crisi economica in Italia non ha fine: 9.000 aziende fallite nel 2012

La crisi economica in Italia non ha fine: da inizio 2012, infatti, sono fallite circa 9.000 aziende; tra i fallimenti si annoverano anche le aziende "sane".

55.000 aziende uscite dal mercato

La crisi economica può spesso diventare un’opportunità (dopotutto in Oriente la crisi è anche sinonimo di opportunità), ma in ambito economico può anche rafforzare la selezione, ovvero vince chi è più forte. In Italia, tuttavia, questo processo di selezione non funziona: anche il più forte soccombe di fronte alla legge dei numeri, ma soprattutto di fronte alle aspettative affatto rosee del mercato e alle prospettive il cui ago della bilancia pende fortemente dalla parte del pessimismo.

L’Osservatorio sulle crisi d’impresa di Cerved Group ha comunicato risultati inquietanti analizzando i fallimenti delle aziende nei primi mesi del 2012. I numeri risultano a dir poco impressionanti, polverizzando tutti i record e rimarcando le differenze rispetto all’anno precedente, facendo al contempo presagire che anche l’anno prossimo venturo non sarà facile per la nostra economia.

Cerved ha infatti comunicato l’uscita di 55.000 aziende dal mercato (ovvero 200 al giorno), intimidendo anche il record negativo del 2011, e registrando un incremento dello 0,8% rispetto all’anno precedente.
Nel dettaglio, sono 9.000 le aziende che hanno dichiarato fallimento (+2% rispetto ai primi 9 mesi dell’anno scorso), mentre 1.500 sono state le procedure concorsuali non fallimentari (+7,3% rispetto al 2011). 45.000 sono state invece le liquidazioni (+0,3%).

Tra le società di capitali che hanno ricorso alla liquidazione si annoverano anche quelle considerate più affidabili secondo Cerved Group, per circa 1/3 del totale. Le aziende ritenute più sane, anche grazie ad asset superiori a 2 milioni di euro, che hanno fatto ricorso alla liquidazione, sono state ben 285, cifra modesta rispetto a quelle sopraccitate, ma impressionante se si considera che hanno registrato un incremento del 17% rispetto all’anno scorso.

Tra i settori che hanno più risentito della crisi spicca quello delle costruzioni (+9,9%), seguito dal terziario (+6,3%) e dal manifatturiero (+1,5%). L’impatto maggiore influisce sul sistema casa (+4,9%), sul sistema moda e sul comparto utility/energia (entrambi al +4,5%). Le regioni più colpite dalla crisi finanziaria invece sono state Marche, Lombardia (3,7%) e la Puglia (3,6%).

Pesano le previsioni pessimistiche sul futuro

Questi dati, secondo l’Ad di Cerved Group Gianandrea de Bernardis, sono da addursi alle previsioni pessimistiche sul futuro: "Il forte aumento di liquidazioni volontarie è un aspetto che fa riflettere, soprattutto se coinvolge imprese in grado di creare ricchezza. Le liquidazioni, infatti, aumentano anche tra le società sane, che probabilmente hanno aspettative pessimistiche sul futuro. Comprendere le ragioni del fenomeno e il destino di questa società risulta fondamentale per invertire le tendenze in atto".

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