Crisi dell’euro: cosa ci aspetta da qui alla fine dell’anno?

Ivan Pasquariello

22 Ottobre 2012 - 14:19

Crisi dell’euro: cosa ci aspetta da qui alla fine dell’anno?

Momenti importanti per la crisi dell’euro. Cosa ci aspetta da qui alla fine dell’anno?

Per i leader dell’euro-zona ci saranno due mesi densi di contrattazioni su denaro, potere e supervisione, prima di poter tranquillizzare sul futuro della moneta unica.
Il piano della BCE di acquistare titoli di stato dei paesi in difficoltà ha letteralmente stravolto la crisi del debito europea, inserendo un fiotto di luce alla fine di un tunnel che sembrava fosse solo nero.

Nonostante questo, le parole entusiastiche di Francois Hollande, arrivate dopo il summit europeo di giovedì, sembrano giungere fin troppo premature.

Il presidente francese ha parlato di una svolta chiave dopo le negoziazioni relative a una supervisione del sistema bancario europeo, in arrivo dal prossimo anno. “Siamo sulla giusta strada per risolvere la crisi europea. Posso confermare nuovamente che il peggio è ormai alle spalle”, queste le parole di Hollande della settimana scorsa.

Per i leader europei si prospettano altre lunghe nottate di contrattazione da qui a metà dicembre. Essi dovranno trovare un accordo sul budget per i prossimi sette anni, un’unione fiscale con una supervisione centrale sui budget nazionali e la possibilità di creare un budget separato per l’euro-zona. Infine, si dovranno anche decidere le condizioni per offrire un maggior supporto agli stati in difficoltà.

Dovranno anche considerare la situazione della Grecia. Come molti si aspettavano, ad Atene hanno raggiunto un accordo con i creditori internazionali per evitare la bancarotta il prossimo mese, in cambio di tagli più severi alla spesa e nuove riforme strutturali.

Anche la Spagna avrà gli occhi dell’UE puntati addosso nei prossimi mesi, per tentare di capire se può davvero evitare una richiesta di aiuti e sopravvivere alla crisi senza un piano di salvataggio e prestiti da parte dell’euro-zona.

La situazione europea

Nonostante le parole di Hollande, l’euro-zona è ancora molto lontana dal tornare a ottenere la crescita economica necessaria per rendere il debito più gestibile e riportare al lavoro milioni di disoccupati arrabbiati.

Per ora, l’incertezza dei mercati finanziari che minacciava la stessa sopravvivenza della moneta unica pochi mesi fa si è calmata, con il rischio di rallentare i leader europei sulle riforme che devono essere ancora fatte, illudendo di una ripresa che potrebbe essere solo momentanea.

L’intervento della BCE ha finito per tranquillizzare l’intera euro-zona, compresi i leader dei governi europei. “Lo stato di urgenza che si percepiva la scorsa estate è svanito. Non c’è più la sensazione di avere le spalle contro il muro. Sembra che per portare ad agire, ci sia necessariamente bisogno di qualche serio allarme relativo alla crisi” ha rivelato un funzionario europeo alla CNBC.

Le tensioni politiche tra Germania, Francia e Regno Unito

A complicare la situazione, nei prossimi mesi, interverrà un clima di tensione politica particolarmente attanagliante. Le difficoltà tra Germania, Francia e Regno Unito sono emerse più forti ora che nell’ultimo decennio.

Il fallimento di un progetto di fusione tra la EADS europea, produttrice di Airbus, e la BAE Systems, compagnia della difesa britannica, dimostra la divergenza di vedute tra Parigi, Berlino e Londra.

All’interno della zona euro, Germania e Francia si sono mostrate dubbiose verso il giusto equilibrio tra il controllo dell’UE sui budget nazionali e le riforme economiche, e la mutualizzazione del debito per gli altri stati in difficoltà.

Hollande ha avvertito che la Francia sarà d’accordo a cedere una maggior fetta di potere a Bruxelles solo se la Germania farà passi avanti per sostenere la crisi del debito e le istituzioni finanziarie degli stati membri che versano in condizioni critiche.

La cancelliera Merkel vorrebbe evitare un incremento nella pressione fiscale, per rassicurare il parlamento e sperare in una propria rielezione a settembre del 2013. Questo è uno dei motivi per cui ha insistito nell’affermare che i fondi dell’UE non avrebbero potuto essere utilizzati per ricapitalizzare le banche in difficoltà, prima che ci fosse una struttura di supervisione completamente attiva.

Merkel ha poi insistito: non ci sarò una ricapitalizzazione retroattiva diretta delle banche.

L’ultimo monito giunge in risposta alle speranze della Spagna di alleviare il costo per sostenere il collasso del proprio sistema bancario. Stesso discorso vale per l’Irlanda, e le speranze che il paese nutriva verso la possibilità di una redistribuzione di una parte del proprio debito indotto dalle banche.

Resta da capire se il rifiuto della Merkel rappresenta l’ultima parola della Germania, o se un futuro governo di Berlino potrebbe cambiare il proprio approccio successivamente alle elezioni.

Il parere degli esperti

Molti economisti sostengono che per una ripartenza dell’euro-zona c’è bisogno di un approccio comunitario. Un esempio sarebbe la creazione di bond dell’euro-zona, o anche una riduzione delle politiche sul debito per gli stati in difficoltà, in modo da garantirgli una vitalità a lungo termine.

Ad ogni modo, Angela Merkel ha tenuto a sottolineare che le relazioni tra la cancelliera e Francois Hollande sono molto meno tese di quanto non si tenti di far apparire pubblicamente ed è fiduciosa sulla possibilità di trovare un punto di accordo a breve.

Intanto il Regno Unito continua a manifestare il proprio desiderio di riduzione di legami con l’UE. Alcuni membri influenti del partito dei conservatori, hanno rivelato che preferirebbero un’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Le tensioni politiche potrebbero giocare un ruolo fondamentale nei prossimi mesi che attendono l’UE. I governatori dell’euro-zona saranno in grado di trovare un accordo?

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