Crisi dell’euro, FMI: il peggio è passato

Ivan Pasquariello

26 Ottobre 2012 - 02:31

Crisi dell’euro, FMI: il peggio è passato

Per la crisi dell’euro arrivano buone notizie. Secondo l’FMI il peggio è passato.

La concessione al Portogallo

Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale che hanno eseguito una revisione sul piano di salvataggio per il Portogallo questa estate, avevamo molto di cui preoccuparsi. Il paese stava mancando l’obiettivo sul disavanzo del deficit per l’anno, una fase di aumento delle esportazioni stava perdendo vigore e la recessione prendeva sempre più piede.

Ma in un quadro così nero, gli analisti hanno intravisto qualche speranza di miglioramento. Dopo due anni di tagli al bilancio e di riforma economica, la capacità del Portogallo di ottenere finanziamenti da investitori privati ha iniziato a migliorare e gli oneri finanziari del paese sono diminuiti.

Come risultato, i funzionari dell’FMI non chiederanno al governo portoghese di imporre ulteriori tagli alla spesa o nuovi piani di austerità, che potrebbero finire per spingere il paese verso il baratro della recessione. L’FMI ha invece deciso che il paese può chiedere più soldi in prestito e fare la differenza nel corso del tempo.

Si è trattato di una piccola concessione all’interno della crisi dell’euro-zona, che ha portato alla richiesta di miliardi di dollari per sostenere l’emergenza internazionale e per mantenere intatta l’unione monetaria. La mossa dell’FMI può anche essere un indicatore che il peggio può davvero essere passato e che gli investitori internazionali stanno gradualmente riguadagnando fiducia nei 17 stati membri dell’unione monetaria.

Le due proposte che hanno rilanciato l’euro

“Il peggio è probabilmente passato” ha confermato Thomas Mayer, ex capo economista presso Deutsche Bank, in un discorso all’Atlantic Council di Washington questa settimana.

Mayer fa riferimento alle due recenti iniziative che possono aver contribuito all’attenuarsi del tumulto: una proposta per un’unione bancaria europea e un piano da parte della BCE, per contenere i costi di finanziamento dei governi delle regione stressate, acquisendone le obbligazioni.

Nessuno dei programmi è però in realtà ancora decollato. L’unificazione del sistema bancario si sta rivelando più difficile del previsto da mettere in pratica, anche se il piano resta quello di rilanciarla il prossimo anno. La BCE è in attesa che qualche governo richieda l’ESM. Gli analisti credono che la Spagna si stia avvicinando al punto in cui sarà obbligata a richiedere gli aiuti alla Banca Centrale Europea.

Ma secondo alcuni analisti e funzionari, entrambi i programmi potrebbero funzionare per ripristinare la fiducia degli investitori ancora prima di iniziare ufficialmente.

Ci sono indicazioni di miglioramento nella fiducia dell’UE per gli stati membri che sono in difficoltà. I depositi bancari in Spagna e Grecia sono migliorati nello scorso mese, invertendo una tendenza al ribasso che avrebbe potuto portare a una crisi bancaria che avrebbe afflitto duramente l’euro-zona. Anche i flussi di denaro dalla Germania verso Italia e Spagna sono in diminuzione, dopo che la Banca Centrale Tedesca aveva accumulato enormi crediti nei confronti delle banche centrali dei due paesi.

Grecia e Portogallo fanno meno affidamento sul flusso di denaro proveniente dall’esterno e fanno passi avanti verso l’autosufficienza.

“Il Portogallo sta facendo un buon lavoro di graduale ricostruzione della base di investitori” ha detto il capo della missione portoghese dell’FMI Abebe Aemro Selassie. L’FMI ha approvato questa settimana i pagamenti previsti più recentemente dai piani di salvataggio per Portogallo e Irlanda, e i funzionari del fondo hanno detto che i programmi di assistenza in entrambi i paesi sono sulla buona strada per proseguire e terminare secondo i tempi prefissati.

Il ritardo della Grecia

La Grecia, invece, è molto indietro per soddisfare le condizioni internazionali per ottenere un secondo piano di salvataggio. Il governo greco sta negoziano con l’FMI, la BCE e altre nazioni europee, per potersi garantire una proroga per riportare deficit ed economia in linea.

Questi miglioramenti non indicano che l’euro-zona è fori dal tunnel. La crescita economica sarà al ribasso nei prossimi anni a venire e questo probabilmente risulterà in alti tassi di disoccupazione e condizioni difficili per famiglie e imprese.

Il peggio per l’euro-zona è davvero passato?

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