Crisi del debito: il cuore dell’Europa è in pericolo

Nadia Fusar Poli

21/11/2011

Crisi del debito: il cuore dell’Europa è in pericolo

CRISI DEBITO. La crisi del debito continua a colpire, e sempre più penetra e consuma il cuore dell’Europa.
La Spagna socialista è diventato il quinto governo dei 17 paesi membri dell’area euro ad essere rovesciato dalla crisi del debito quest’anno, accodandosi a Portogallo, Irlanda, Italia e Grecia, paesi che l’hanno preceduta.

Ma la schiacciante vittoria di Mariano Rajoy, il cui partito di centro-destra, il Partito Popolare, ha ottenuta la maggioranza assoluta in Parlamento, non ha portato tregua sui mercati finanziari sempre più allarmati per l’assenza di un firewall efficace che possa fermare il tracollo, e stemperare le persistenti preoccupazioni soprattutto sui mercati delle obbligazioni sovrane.
"Questa crisi sta colpendo il cuore della zona euro. Non dovremmo avere alcuna illusione su questo”, ha dichiarato il Commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn.

I rendimenti di Spagna e Italia hanno raggiunto la scorsa settimana livelli considerati insostenibili, prima che la Banca centrale europea (BCE) intervenisse per stabilizzare il mercato.

Secondo la stampa tedesca, il Consiglio direttivo della BCE aveva imposto un limite settimanale di 20 miliardi di euro di acquisti di titoli sovrani della zona euro, una cifra, dicono gli analisti, che impedisce all’Istituto di Francoforte di agire in modo incisivo ed efficace.

Per l’agenzia di rating Moody’s il recente aumento dei tassi di interesse sul debito pubblico francese e le deboli prospettive di crescita economica, potrebbero rivelarsi fattori di rischio per il paese, con inevitabili ripercussioni sul rating della Francia. La tripla A non è affatto al sicuro perchè potrebbero amplificarsi le sfide fiscali cui il governo francese sarà chiamata a far fronte, nel mezzo di un deterioramento delle prospettive di crescita.

Il rischio di una possibile rottura, e quindi fine, dei 12 anni di moneta unica sembra crescere. Per molti economisti e analisti di mercato, per lo più al di fuori dell’area dell’euro, l’ipotesi non è inverosimile. Intanto la Germania, primo e più importante pagatore UE, ha respinto la maggior parte delle soluzioni anticrisi ampiamente propagandate.

Il presidente di Goldman Sachs Asset Management, Jim O’Neill, ha detto che la crisi economica e monetaria europea (UEM) ha raggiunto un punto in cui "grandi decisioni devono essere prese molto rapidamente".

"Non è ovvio per me che l’UEM potrebbe sopravvivere senza l’Italia", ha detto in una conferenza della Confederazione dell’industria britannica. “Non è ovvio per me che l’Italia possa sopravvivere con rendimenti obbligazionari del 6-7 per cento, per cui qualcosa deve essere fatto e abbastanza in fretta”.

Intanto anche l’ampio progetto della zona euro per migliorare la governance economica della regione e ripristinare la fiducia del mercato nella moneta unica è impantanato nel disaccordo.

I dettagli circa il modo in cui l’European Financial Stability Facility (EFSF), il fondo di salvataggio, agirà quale assicuratore dei titoli del debito e attirerà gli investitori stranieri non sono ancora chiari, mentre la BCE ribadisce la sua volontà a non volere diventare un prestatore di ultima istanza.

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