Crisi debito: Berlusconi lascia ma i problemi restano

Nadia Fusar Poli

9 Novembre 2011 - 10:56

Crisi debito: Berlusconi lascia ma i problemi restano

CRISI: Silvio Berlusconi ha gettato la spugna: si dimetterà dopo l’adozione in Parlamento delle misure promesse all’Unione europea, necessarie per prevenire il contagio della crisi del debito, mentre in Grecia continuano i colloqui per la formazione di un governo di unità nazionale.

Una volta che in Parlamento saranno adottate le misure fiscali e le riforme economiche promesse all’Unione europea alla fine di ottobre, Berlusconi "consegnerà il suo mandato al capo dello Stato", ha annunciato Martedì la presidenza della Repubblica.

Secondo il comunicato, durante il colloquio con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, Berlusconi si è detto "consapevole delle conseguenze del risultato" del voto di Martedì alla Camera, alla luce del quale è stata messa a nudo l’inesistenza di una maggioranza al governo.

Il Rendiconto 2010 dello Stato è stato approvato con 308 voti e grazie all’astensione dell’opposizione, che ha sottolineato di non aver voluto invalidare il voto solo per evitare di bloccare la macchina statale.

"Il governo non è più la maggioranza che pensavamo di avere e ne prendo atto", ha osservato amaramente il Cavaliere in una intervista telefonica ad una delle sue tv, aggiungendo inoltre di aver compreso che "il governo non ha più la fiducia dei mercati ".

Le misure promesse all’UE (vendita di beni pubblici per ridurre il debito, liberalizzazione delle professioni regolamentate, semplificazione delle procedure amministrative) saranno oggetto di un emendamento alla Legge Finanziaria 2012, da sottoporre al voto del Senato entro il 18 novembre e alla Camera dei Deputati entro la fine di novembre.

Il Quirinale ha annunciato che, dopo le dimissioni di Berlusconi, il presidente Napolitano inizierà le consultazioni con tutte le parti per cercare di formare un nuovo governo.
Berlusconi ha messo in dubbio che un nuovo governo possa ottenere una maggioranza stabile e ha sollecitato una rapida organizzazione di elezioni anticipate, pur riconoscendo che la decisione spetta a Napolitano.

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I mercati hanno reagito positivamente all’annuncio delle imminenti dimissioni di Berlusconi. L’ indice Dow Jones della Borsa di New York ha guadagnato lo 0,42% e il Nasdaq lo 0,73% .
Ieri i tassi a 10 anni sono saliti al 6,770%, un livello senza precedenti dalla nascita dell’euro, leggermente superiore al precedente record che risaliva, solo, al mattino (6,73%). Questo livello è considerato insostenibile a lungo termine, dato l’enorme debito del paese (1.900 miliardi di euro, 120% del PIL). Oggi i rendimenti sui titoli a 10 anni si sono leggermente rilassati sui mercati obbligazionari dell’ Asia, al 6,65%. Le stesse piazze asiatiche hanno accolto positivamente l’annuncio delle dimissioni di Berlusconi.

Gli economisti temono che l’Italia non sia più in grado di rifinanziare il suo debito, cosa che rappresenterebbe un punto di "non ritorno". Sorvegliata speciale del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione europea, e posta sotto il controllo della Banca centrale europea (BCE), l’Italia ha promesso di rimettere ordine nei propri conti. "L’Italia sa che, date le dimensioni del paese, non può sperare in un aiuto esterno e questo è il motivo per cui si stanno compiendo enormi sforzi in Italia in questo momento", ha detto Martedì il ministro delle finanze austriaco, Maria Fekter. Il primo ministro finlandese Jyrki Katainen ha esortato Roma ad adottare misure decisive per porre fine alla "vuote promesse", se vuole uscire dalla sua drammatica situazione. Una possibile contagio del debito verso l’Italia metterebbe in ginocchio l’intera eurozona.

Da parte sua, la Grecia sta ancora aspettando il nome del primo ministro, che succederà a Papandreou, e che sarà chiamato a guidare un governo di coalizione, formato da socialisti e opposizione di destra. Il favorito è l’economista Lucas Papademos, ex alto funzionario della BCE. Dopo più di 24 ore di negoziati e interviste telefoniche, il primo ministro uscente, il socialista George Papandreou e il leader di Nuova Democrazia, Antonis Samaras, spotrebbero ormai essere sul punto di raggiungere un accordo.

Anche se la situazione politica in Grecia sembra possa sbloccarsi, l’area dell’euro si mostra ancora scettica e diffidente nei confronti del Paese, al punto che i suoi rappresentanti hanno richiesto un impegno scritto ai due principali partiti greci, perché assicurino di rispettare le promesse di riforme, prima di procedere con il versamento di nuovi prestiti. La Grecia ha emesso Martedì 1,3 miliardi di euro di bond a sei mesi, ad un tasso del 4,89%, leggermente superiore a quello delle ultime emissioni di inizio ottobre.

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