CRISI, SUMMIT UE. 10 ore di vertice, di discussioni, di compromessi e infine...un "accordo al forcipe". Al culmine della suspense, i leader della zona euro sono giunti, nella notte tra Mercoledì e Giovedì, a un accordo sulla ristrutturazione del debito greco, sul rafforzamento delle capacità del Fondo di salvataggio (EFSF) e sulla ricapitalizzazione delle banche.
Complesso, imperfetto, infarcito di punti interrogativi e senza dubbio incompleto, questo accordo è comunque il più ambizioso trovato dai capi di Stato e di governo della moneta unica, dallo scoppio della crisi del debito in Grecia alla fine del 2009.
"Voglio sottolineare la natura storica delle decisioni prese, sono estremamente forti, per stabilizzare, pacificare i mercati e consentire alla Grecia di ritrovare il percorso per una crescita normale", ha dichiarato Nicolas Sarkozy durante una conferenza stampa. "Penso che il lavoro fatto in Europa sia stato all’altezza della situazione", ha continuato.
130 miliardi di euro sul piatto
Questo nuovo programma è stato negoziato, passo dopo passo e, talvolta, testa a testa, tra i banchieri e gli stessi Sarkozy-Merkel, che hanno messo tutto il loro peso sulla bilancia per forzare la decisione. Si prevede di ridurre il debito della Grecia di oltre il 160% del PIL, attualmente al 120%, nel 2020, una percentuale considerata tollerabile da parte delle autorità europee. Per fare questo, i governi della zona euro metteranno a disposizione 130 miliardi di euro, sotto forma di prestiti, mentre i creditori privati - vale a dire le banche - dovranno rimuovere circa 100 miliardi dei 210 miliardi di euro di titoli greci in loro possesso.
Questo contributo volontario, che saranno raccolto entro la fine dell’anno, sarà pari a una perdita del 50%, hanno precisato Nicolas Sarkozy e Angela Merkel.
Il direttore generale dell’ Institute of International Finance (IIF), Charles Dallara, che rappresentava le banche nella negoziazione, ha accolto con favore l’accordo, che rivede il piano approvato il 21 luglio in cui il settore privato si era impegnato ad accettare perdite fino ad un massimo di 50 miliardi di euro.
1.000 miliardi per l’EFSF
Gli europei hanno inoltre trovato un accordo circa il potenziamento delle capacità del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), incrementato sino a un volume di 1.000 miliardi di euro, probabilmente per rassicurare i mercati sulla sua capacità di agire e prestare soccorso a paesi come Italia o Spagna.
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Il Fondo disponeva, all’atto della sua creazione, di 440 miliardi di euro, ma dopo essere stato utilizzato per aiutare il Portogallo e l’Irlanda, e in virtù di un complesso piano finanziario per concedergli un rating AAA, non dispone più, oggi, che di una capacità effettiva stimata a 250 miliardi di euro.
L’effetto leva sarà ottenuto attraverso un duplice meccanismo. Si tratterà da una parte di assicurare una parte dei debiti sovrani emessi dai paesi in difficoltà e, dall’altra, di creare un nuovo "veicolo speciale" sostenuto dalla EFSF e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e a cui parteciperanno gli investitori internazionali, come la Cina e altri paesi emergenti.
Le vaghe promesse di Berlusconi
Come previsto, i leader dei Ventisette hanno approvato senza modifiche la terza parte della risposta europea, un piano per ricapitalizzare le banche per complessivi 106 miliardi di euro entro il 30 giugno, 2012.
Il piano prevede inoltre garanzie governative per consentire alle banche di ottenere finanziamenti nel medio e lungo termine, simili a quelle attuate nell’ autunno 2008, al culmine della crisi finanziaria.
Il vertice ha anche fornito a Berlusconi lo spunto ideale per fare alcune vaghe promesse di riforma economica, lungi dall’essere il fermo impegno previsto. I leader europei, guidati da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, avevano chiesto Domenica al primo ministro di presentare al Consiglio Europeo un piano solido, capace di risollevare crescita e ridurre il debito dell’Italia, che è dell’ordine di 1.800 miliardi di euro.
"La BCE è un organismo indipendente"
Il leader hanno inoltre ribadito il loro appello affinché l’Italia attui riforme ambiziose, compresa una riforma del mercato del lavoro, una riforma delle pensioni, misure per promuovere la competitività e una liberalizzazione dei servizi pubblici.
Prima della riunione, concedendo un po’ di respiro ai mercati, il futuro Presidente della Banca centrale europea (BCE), Mario Draghi, ha dichiarato che la banca centrale continuerà ad essere presente sui mercati obbligazionari, fino a quando si manterranno instabili. Un segno atteso da diversi giorni.
Queste affermazioni, intervenute dopo alcuni giorni di intenso dibattito tra i leader europei sul ruolo della BCE nella gestione delle crisi, hanno dato luogo. Nel corso della giornata di Giovedì, ad una serie di interpretazioni circa la volontà della banca centrale di continuare a comprare il debito dei paesi in difficoltà sul mercato obbligazionario secondario.
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