Frodi aziendali in aumento: spiccano furti e commesse pilotate ma i danni maggiori li fanno gli insider

Roberto Rais

4 Novembre 2014 - 15:34

Aumentano le frodi aziendali. Le più pericolose? Pur non le più diffuse, sono i passaggi di informazioni verso i concorrenti.

Frodi aziendali in aumento: spiccano furti e commesse pilotate ma i danni maggiori li fanno gli insider

Stando a quanto affermano i dati dell’osservatorio Axerta, società specializzata nelle investigazioni societarie, finanziarie e digitali, negli ultimi anni sono cresciute in modo significativo le frodi compiute all’interno delle aziende.

Lo studio segnala come all’interno delle frodi il 42% dei furti siano commessi da operai e impiegati, mentre gli amministratori e i dirigenti sarebbero ritenuti responsabili del 21% delle appropriazioni indebite. Archiviato il fatto che oltre il 60% delle frodi aziendali fa riferimento a un furto, spicca il 14% delle frodi relative alle commesse “pilotate”, mentre quasi altrettanto frequenti sono il passaggio di informazioni alla concorrenza, che riguarda il 12% dei casi accertati di frode, e la violazione da parte di dirigenti con responsabilità di filiali estere (11%).

È sempre l’osservatorio a ricordare, in proposito, che pur quantitativamente meno rilevante, è proprio il passaggio di informazioni alla concorrenza la violazione che viene ritenuta maggiormente gravosa sotto il profilo delle conseguenze economiche, con particolare riferimento al settore farmaceutico, a quello della progettazione meccanica e del comparto assicurativo. In termini di danni economici, alle spalle del passaggio di informazioni riservate alla concorrenza si posizionano le frodi perpetrate dai dirigenti con responsabilità di branch estere.

Ma quali sono gli strumenti adottati dalle imprese per cercare di scongiurare il dilagarsi di questo fenomeno? Come emerso a margine di un recente convegno, tra gli strumenti di difesa vi sarebbe una crescente abitudine a installare telecamere nascoste per verificare l’attività dei dipendenti. O, per lo meno, fin dove è ammesso dalla legge, considerato che lo Statuto dei lavoratori prevede un esplicito divieto all’imprenditore di utilizzare sistemi di controllo a distanza dell’attività lavorativa dei dipendenti. Fanno tuttavia eccezione i c.d. “controlli difensivi”, con i quali si procede a un controllo in relazione a un illecito e non in proposito a una normale prestazione lavorativa, e sempre sulla base di sospetti e concreti indizi.

L’orientamento di cui sopra non è d’altronde nuovo. La Corte di Cassazione, fin dalla sentenza n. 4746/2002, aveva ammesso il ricorso a investigatori privati e telecamere nascoste per smascherare il personale infedele. Ammettendo, insomma, che la sicurezza dello stato patrimoniale dell’azienda vale di più del diritto della privacy del dipendente, quando vi è un fondato sospetto di illeciti a danno dell’impresa stessa.

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